Iran, accordo sul nucleare: “Un passo avanti per la stabilità del Medio Oriente”


L’accordo sul nucleare del 2015 tra Ue e Iran ha rappresentato un evento epocale. L’Europa ha svolto un ruolo importante in questo percorso e oggi pomeriggio gli europarlamentari in plenaria discuteranno una risoluzione riguardante la strategia da adottare con l’Iran. L’Europa è chiamata a svolgere il suo ruolo di mediatore, anche per esortare il Paese a porre fine all’utilizzo massiccio della pena di morte. Richard Howit, deputato inglese S & D autore della relazione, spiega la situazione.

Cosa è cambiato nei rapporti con l’Iran? Le relazioni con l’Europa sono già migliorate?
Tre anni fa, tra Iran ed Europa non c’era il minimo dialogo. Erano in molti a essere convinti che gli iraniani stessero sviluppando un programma di corsa agli armamenti nucleari, anche se poi non è mai stato confermato. In più, negli anni passati abbiamo ascoltato dichiarazioni ostili nei confronti di Israele e di altri paesi e visto violazioni dei diritti umani quotidiane.
Non è che adesso sia tutto a posto ma è iniziato un percorso di miglioramento. I politici più progressisti hanno maggiore visibilità. Con l’accordo nucleare, la diplomazia europea ha raggiunto un importante traguardo, grazie all’Alto rappresentante per i diritti umani Federica Mogherini. L’obiettivo è riportare l’Iran nella comunità internazionale, il primo requisito riguarda il rispetto delle regole del diritto mondiale.
Con l’accordo abbiamo fatto un grande passo avanti per la pace e la stabilità del Medio Oriente, già fortemente provato dalle crisi umanitarie in atto in Siria e Yemen. Adesso, se l’Iran prenderà parte nelle trattative diplomatiche per risolvere i conflitti dell’area, potrà svolgere un ruolo cruciale.

Quali passi bisogna compiere adesso per continuare il percorso di dialogo tra Europa e Iran?
Abbiamo bisogno di proposte concrete di cooperazione in materia di anti-terrorismo. Siamo chiamati a fare la nostra parte aprendo una delegazione dell’Unione europea a Teheran e facendo ripartire il dialogo sul rispetto dei diritti umani. Tra gli Stati membri, in 15 hanno già inviato diplomatici nella capitale iraniana. Ci sono possibilità commerciali enormi da entrambe le parti, io ad esempio supporto la trattativa per gli Airbus. Chiaramente il rispetto dei sindacati e dei diritti umani deve essere una condizione necessaria per la stipula di qualsiasi accordo.
Si può fare parecchia strada in tema di diritti umani. C’è un movimento di pensiero interno al Paese che chiede il rispetto della dignità degli individui e speriamo che con la nostra partecipazione si raggiungerà l’obbiettivo. Riguardo alla pena di morte, chiaramente siamo contrari in assoluto ma anche soltanto eliminandola per i reati di droga, le esecuzioni crollerebbero dell’80 per cento.

Cosa risponde a chi critica l’accordo nucleare con l’Iran?
Ad alcuni fa comodo un Iran debole e isolato. Le conseguenze dell’interruzione delle trattative con l’Iran riguarderebbero la ripresa della proliferazione nucleare, una minaccia per la sicurezza di tutto il Medio Oriente. Si interromperebbe anche il percorso per arrivare al rispetto dei diritti umani e a perderci più di tutti sarebbero proprio gli iraniani.

L’Iran è un soggetto forte e importante nel Medio Oriente; una normalizzazione dei rapporti con questo Paese avrebbe effetti benefici per la sicurezza di tutta l’area?
Sappiamo che vi è una profonda rivalità tra Teheran e Riyadh. Tutto ciò ha portato a molte guerre in quanto sia l’Iran che l’Arabia Saudita finanziano vari gruppi armati che creano instabilità nell’area con spargimenti di sangue e lotte fratricide. L’Europa non vuole prendere posizione sulla questione ma è necessario far sedere allo stesso tavolo i due paesi e cercare di far calare la tensione grazie alle nostre capacità diplomatiche. L’Europa può influenzare le scelte dell’Iran, al contrario degli Stati Uniti che non hanno alcun potere. Vogliamo usare il nostro influsso per far terminare le guerre in Siria e Yemen, per creare un sistema di sicurezza regionale per l’intero Medio Oriente. Il tutto nell’ottica di assicurare pace e stabilità agli stati.

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