Hardcore Chamber Music, il sound imprevedibile di Manlio Maresca


Cosa c’è di più creativo dell’errore? Spesso gli sbagli sono alla base delle più grandi scoperte. Ne sapeva qualcosa Cristoforo Colombo, ma anche gli scienziati che brevettarono il Viagra, i quali in realtà stavano studiando un farmaco per l’ipertensione. Senza scomodare cose più grandi di noi, spesso basta sbagliare strada per scoprire nuovi mondi: un vicolo, una piazza, un monumento, un locale, incontrare una persona, un’idea o un’intuizione. Il chitarrista Manlio Maresca ha fatto questo con la musica: negli undici brani strumentali dell’album Hardcore Chamber Music, uscito il 7 ottobre per l’etichetta Auand, è partito da canoni musicali stabiliti, per poi muoversi verso l’imprevedibile, accarezzando “l’errore”. Ad accompagnarlo in questa impresa il suo gruppo, i Manual for Errors, non semplici gregari, ma coprotagonisti dei brani scritti dal chitarrista.

I pezzi di questo lavoro sono caratterizzati da strutture jazz ‘corrotte’ da dissonanze e digressioni sonore, che sconfinano in terreni musicali su cui la maggior parte dei musicisti non osa spingersi, per paura di sbagliare, di uscire dalle proprie certezze compositive. Manlio Maresca, invece, ha il coraggio di seguire la sua personalissima e delirante trama, determinando così un sound originale, imprevedibile, non catalogabile. È difficile ma anche ingiusto, infatti, intrappolare questo lavoro nelle maglie di un genere musicale. Semmai è importante ribadire la fonte sonora da cui attinge questo artista: da una parte le atmosfere di Thelonious Monk, di Jaki Byard, del Miles Davis degli anni ’60; dall’altra le innovazioni musicali dei Settanta, dall’industrial degli Einstürzende Neubauten all’avanguardia elettronica dei Kraftwerk, e poi dal sound dei Primus e degli Shellac.

Nell’avvicinarsi ad Hardcore Chamber Music bisogna tener conto anche del bagaglio di esperienza acquisito da questo musicista in anni di gavetta, prima con i Neo e gli Squartet, ensemble di cui è stato leader e fondatore, poi con l’Orchestra Operaia di Massimo Nunzi, che lo ha portato a collaborare con artisti del calibro di Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Niccolò Fabi, Paolo Fresu, Greg Hutchinson, senza trascurare i sodalizi con Steve Piccolo e Joe Lally. Avendolo visto crescere artisticamente tra gli anni Novanta e il nuovo secolo, quando si faceva le ossa su palchi meno importanti di quelli che calca adesso, posso affermare con certezza che la forza di Maresca è l’estrema libertà creativa: Hardcore Chamber Music, infatti, è la prova schiacciante che non siamo di fronte a un semplice musicista, ma a un compositore eclettico, senza confini, dotato di quella dose di follia che lo può portare lontano.

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