Diversamente Rossi finalisti della Rassegna “Targhe d’Autore Giorgio Calabrese”


I DIVERSAMENTE ROSSI sono tra i finalisti della Rassegna “TARGHE D’AUTORE GIORGIO CALABRESE” con l’album L’IMMOBILE DISEGNO e la consegna delle TARGHE avverrà durante una cerimonia che si terrà il 4 gennaio 2017 in uno dei più noti locali di musica dal vivo della Capitale, “l’Asino che vola?”.

“Gli artisti da valutare erano moltissimi così come tanti erano i giudici e tutti i lavori erano meritevoli di attenzione e un risultato è stato già raggiunto cioè, avere posto all’attenzione di addetti del settore alcune realtà che, forse, sarebbero rimaste nell’oscurità -dice Sergio Garroni, direttore artistico della manifestazione- Il principale scopo della Rassegna, oltre a quello di recare un costante omaggio e attenzione a uno dei più importanti autori della canzone italiana del dopoguerra, il M° Giorgio Calabrese, è quello di tentare di porre all’evidenza del grande pubblico le nuove leve della canzone d’autore”.

L’IMMOBILE DISEGNO è un affresco variopinto fatto di racconti in musica e parole che danzano a braccetto, a volte delicate e nostalgiche, altre più serrate e intraprendenti. Di canzone in canzone ci si trova ad attraversare l’animo umano, le sue introspezioni e le sue molte facce. Il disco inizia con Un’altra estate, brano che forse rappresenta e sintetizza un po’ tutto il percorso dell’album, con questo suo descrivere le strade di un paese in cui stagione dopo stagione una vita intera si snoda tra illusioni e speranze, tra profumi di limoni e bande di paese. L’ukulele scanzonato, che accompagna la canzone fa da contrasto a Luna che ti ho vista, brano intenso e profondo che con una delicatezza di suoni e parole racconta il senso del pudore attraverso un monologo con la luna. Stesse emozioni di profonda intimità vengono rese da Vivo così, il cui testo, accompagnato da malinconici violini, snocciola con una rara eleganza ciò che resta di un amore quando un addio improvviso lo interrompe. Cambio di registro con il serrato inseguirsi di chitarra e violino sul ritmo manouche e un po’ gitano di Alla tua porta, brano furbo e deciso nel quale ritroviamo il verso che dà il nome al disco. E di nuovo ritroviamo un’atmosfera quasi rarefatta per Quello che verrà, delicata ballad dedicata alla ricerca della serenità e al difficile equilibrio tra le difficoltà del presente e la fiducia nel futuro. Quasi un viavai ci conferma le provenienze artistiche e musicali di questa band, nutritasi di cantautorato italiano e musica d’autore. Difficile, in questo brano squisitamente folk-rock , non sentirsi richiamare alla memoria canzoni del passato dal valore artistico inestimabile. E’ una canzone sulla guerra ma che parla di vita. Attuale più che mai. Ancora temi intimisti ed introspettivi ci accompagnano in Non c’è luce e Ma che vento, e ci raccontano ancora una volta la dimensione umana fatta di errori, rimorsi, bugie e verità. Il finale è lasciato al grido di Caro Padre, canzone dedicata a quei padri che si vedono negato il proprio ruolo, indagando un dramma sociale sempre più diffuso ma ancora troppo ignorato.

Infine, la copertina stessa del disco è la sintesi di questo intero lavoro musicale: sedersi su un divano e guardare il dipinto che durante l’ascolto dell’album piano piano colora la tela e mostra l’immagine che ognuno di noi sceglierà di vedere…

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