Crisi dei rifugiati: “Facciamo sì che non si ripetano le scene del 2015”


In accordo con Frontex, il numero di arrivi in Europa nel 2016 è diminuito dei due terzi. Una significativo calo dei profughi in Grecia è stato comunque bilanciato dal record degli sbarchi in Italia. 5mila persone morte o scomparse: le Nazioni Unite hanno sottolineato come il 2016 sia stato l’anno con più morti nel Mediterraneo. Durante alcuni incontri, la Commissione, il Consiglio, la commissione parlamentare sulle libertà civili e rappresentanti dell’Unhrc hanno espresso i loro punti di vista.

Parlando alla commissione libertà civili, il ministro maltese Carmelo Abela si è impegnato per superare le divergenze tra i governi nazionali riguardo alla questione migratoria: “La base del dialogo dovrebbe essere la responsabilità e la solidarietà. Direttamente o indirettamente, tutti gli stati membri sono interessati dalla migrazione”.

“Mentre è fondamentale dare aiuto ai rifugiati che ne hanno bisogno – ha aggiunto – dobbiamo velocemente rimpatriare quelli che non hanno diritto ad alcuna protezione”.

La questione turca – Il ministro Abela ha anche sottolineato che l’accordo tra Unione europea e Turchia sui rifugiati deve essere rispettato. In una riunione coi rappresentanti della Commissione, sempre il 12 gennaio, la parlamentare socialista portoghese Ana Gomes ha etichettato l’accordo Europa – Turchia come illegale.

Rispondendo all’idea che un accordo sui migranti con la Libia dovrebbe essere modellato sulla base di quello con la Turchia, il rappresentante Unhcr Vincent Cochetel ha detto: “Non può essere un esempio per la Libia”. La sua perplessità è stata condivisa anche dal parlamentare olandese del gruppo dei verdi Judith Sargentini.

Il deputato olandese popolare Jeroen Lenaers ha sottlineato che l’accordo con la Turchia ha fatto diminuire le morti tra chi cerca di raggiungere la Grecia ma “abbiamo ancora molto da lavorare per far sì che le condizioni dei rifugiati ospitati siano migliori”.

La portavoce del Parlamento per quel che riguarda gli affari turchi, la socialista olandese Kati Piri, ha criticato l’annuncio della Commissione pre-natalizio riguardo al trasferimento dei richiedenti asilo dalla Grecia in base agli accordi di Dublino. “Dobbiamo essere realistici. Non abbiamo mandato le persone indietro per anni per la mancanza di strutture di accoglienza. State facendo del populismo annunciando qualcosa che sappiamo tutti non accadrà”. Gli accordi di Dublino sull’immigrazione rendono ogni singolo stato europeo responsabile delle richieste d’asilo fatte nel proprio paese.

Mancano all’appello 10mila minorenni – La parlamentare liberale svedese Cecilia Wikström sta preparando la relazione per la commissione libertà civili sulla riforma degli accordi di Dublino. Ha sottolineato che uno dei punti mancanti della riforma riguarda la protezione dei minori non accompagnati. “L’anno scorso 10mila bambini e ragazzi sono scomparsi durante la loro migrazione”, ha spiegato la deputata.
Il rappresentante del Unchr Cochetel ha raccomandato agli sati membri di creare sistemi di tutela per questi minori.

Necessità di stabilire vie legali per i profughi – Rispondendo a Cochetel che chiedeva uno status legale per i rifugiati in Europa, la parlamentare del gruppo della sinistra unitaria Barbara Spinelli ha detto: “Se non troviamo delle strade di legalità, stiamo correndo il rischio di creare un enorme classe povera in Europa”.

Il socialista spagnolo Lopez Aguilar, invece, ha affrontato la questione da un altro punto di vista sottolineando che il Parlamento sta incontrando molta resistenza da parte degli stati membri per i visti umanitari. In questo senso, secondo Aguilar, un forte appello dell’Unhcr potrebbe aiutare a “smuovere la situazione”.

Josef Weidenholzer, austriaco sempre del gruppo dei socialisti, ha criticato l’eccessiva frammentazione dei sistemi di registrazione europei mentre l’italiana Cecile Kyenge si è unita all’Unhcr nel chiedere procedure più semplici per le domande d’asilo.

Nell’ottica di aumentare la sicurezza, Cochetel ha chiesto un comune sistema di registrazione dei richiedenti asilo che possa inserirsi in un database condiviso in tutta Europa. Infine, ha ammonito l’Europa per il futuro prossimo: “L’Ue sembra non avere né un piano a né un piano b. Facciamo sì che non si ri-verifichino le scene del 2015”.

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