Cultura Ue, Silvia Costa: “Chiesti più fondi, meno burocrazia e apertura verso il Mediterraneo”


Aumento di bilancio, integrazione con gli altri programmi pluriennali, alleggerimento burocratico, procedure di valutazione più efficaci, piattaforme online più competitive, un osservatorio europeo sulla cultura e la creatività e l’apertura verso i Paesi dell’area mediterranea extra Ue. È quanto chiede la Commissione cultura del parlamento europeo per Europa Creativa, l’unico programma diretto dell’Ue per il settore creativo, culturale e audiovisivo con un budget di 1 miliardo e 460 milioni per il 2014/2020 e 15mila progetti raccolti. “Oggi il programma è vittima del suo successo: per rientrare tra i vincenti, i progetti devono raggiungere votazioni altissime e spesso sono esclusi progetti di alta qualità per differenze di 0,50 punti”, dice l’europarlamentare Silvia Costa nel presentare la sua relazione su Europa Creativa votata oggi a Bruxelles in Commissione Cultura con 24 voti a favore, 0 contrari e 4 astenuti. “Ho chiesto alla Commissione europea un’integrazione dei fondi in linea con le ambizioni del programma – prosegue Costa- perché le risorse disponibili non hanno consentito di accogliere tutti i progetti che sarebbero stati utili alla UE per valorizzare la sua diversità culturale e linguistica e per rafforzare il settore della cultura e della creatività con dati sempre in crescita, ben superiori a quelli generali: parliamo di 12 milioni di posti di lavoro, 2,5 volte superiore al settore auto”. “Ritengo Europa Creativa un programma necessario: è positivo per raggiungere gli obiettivi della circolazione degli artisti, professionisti, creativi ed opere, della valorizzazione e implementazione delle Imprese Culturali e Creative e Audiovisive, della internazionalizzazione delle carriere e dei partenariati, della competitività e della promozione della diversità culturale e del Cultural heritage materiale e immateriale. Il programma però – conclude Silvia Costa- deve superare problematiche che rendono l’accesso al programma, specie per le piccole realtà, difficile e frustrante. Le questioni amministrative, la burocrazia gestionale, l’insufficiente trasparenza , chiedono una revisione di criteri specie nella valutazione. Allo stesso è necessario riorientare il Programma alla qualità delle proposte culturali, sostenendo l’integrazione con altri programmi e l’apertura a partenariati con altri Paesi extra Ue, soprattutto quelli che si affacciano nell’area Mediterranea in vista della nuova strategia per la diplomazia culturale e della programmazione del 2018 Anno Europeo del Patrimonio culturale ”.

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