Federica Mogherini

I deputati condannano con forza il divieto di ingresso negli Stati Uniti nel dibattito con Federica Mogherini


Il Capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini ha accolto con favore il chiarimento da parte delle autorità statunitensi che i cittadini dell’UE non saranno interessati dal divieto di ingresso, anche se in possesso della cittadinanza di uno dei sette Paesi interessati. Ha comunque chiarito che “ciò non cambia la nostra valutazione complessiva degli ordini esecutivi. (…) L’UE non respingerà nessuno che gode della protezione internazionale”, aggiungendo che “questo è il nostro punto di vista e continueremo a difenderlo”.

“Trump è stato eletto e noi vogliamo il dialogo”, ha detto il leader del gruppo PPE Manfred Weber (DE). “Quando Trump dice che sta combattendo l’immigrazione clandestina o l’islamismo radicale, ci trova d’accordo. Ma il divieto di ingresso non è così. Il sospetto generalizzato di Paesi e di persone conduce alla xenofobia. Gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese di libertà e di diritti fondamentali, ora Trump tollera la tortura”. Così facendo, “uno Stato diventa esso stesso un criminale”, ha concluso.

Gianni Pittella, in nome del gruppo S&D, ha dichiarato: “I provvedimenti di Trump sono un attacco alla civiltà giuridica europea e ai suoi valori fondamentali. (…) Siamo chiari: il “travel ban” contro alcuni cittadini non è diretto contro il terrorismo, è una bugia, è demagogia, colpisce alcuni Stati e altri no, quelli con cui Trump fa affari! Chiedo alle compagnie aeree di non rifiutare passeggeri di quei Paesi. (…) E noi dovremo evitare una visita di Trump in Europa fino a che le restrizioni restano. Porte sbarrate nei suoi confronti!”

Syed Kamall (ECR, UK) ha dichiarato che “questo divieto arbitrario invia il messaggio che vi sarebbe contraddizione tra l’essere un buon musulmano e l’essere un buon cittadino di una democrazia occidentale. Sta dalla parte di Daesh e di altri estremisti, che fanno esattamente la stessa affermazione […]. Tuttavia, gli americani hanno votato per il candidato, che sta facendo ciò che ha promesso di fare. Dobbiamo quindi accettare che questo Presidente, le sue priorità e le politiche siano la conseguenza della crescente ondata di malcontento”.

Secondo Guy Verhofstad (ALDE, BE), il fatto che nessun terrorista proveniente dai Paesi vietati abbia mai compiuto attentati sul suolo degli Stati Uniti dimostra che si tratta di “pura discriminazione”, di una misura destinata ad alimentare il populismo e il nazionalismo. Anche l’Europa è minacciata da quelle forze, ha aggiunto, auspicando che i leader europei, quando si riuniranno a Valletta, si dichiarino contrari “al gruppo di populisti e nazionalisti che vogliono distruggerci”.

La leader del gruppo GUE/NGL Gabrielle Zimmer (DE), ha chiesto di “mettere i nostri valori contro il disprezzo di Trump, di mostrare, con una politica migratoria caratterizzata dalla solidarietà, che le persone in cerca di protezione non sono la causa di tutti i mali. (…) Che cosa sarebbe diventata l’Europa democratica del dopoguerra se i rifugiati del nazismo non avessero trovato un rifugio sicuro?”

“Chi avrebbe mai pensato che le libertà e i diritti che noi diamo per scontati avrebbero potuto dileguarsi così in fretta. Questo, apparentemente, è come muore una democrazia liberale”, ha osservato la leader del gruppo verde Ska Keller (DE). Ha quindi invitato l’UE a essere il “campione della protezione del diritto internazionale, dei diritti umani e delle libertà. Cerchiamo di fare dell’Europa, ha concluso, il contraltare del modello Trump”.

Per Nigel Farage (EFDD, UK), quello che sta accadendo negli Stati Uniti è che “un verace eletto democratico stia facendo quello per cui è stato eletto”. Le rimostranze europee sono una prova dell'”antiamericanismo comunitario” e ha proposto di invitare il Presidente Trump a venire al Parlamento, per tenere un “dialogo aperto con il più potente uomo neoeletto al mondo”.

Il co-presidente del gruppo ENF, Marcel De Graaff (NL), ha invitato il Presidente del Consiglio europeo Tusk e la Commissione a “seguire l’esempio del Presidente Trump, installando controlli alle frontiere nazionali. Tenere fuori i jihadisti. Non solo dai sette Paesi indicati da Trump, ma da molti di più.”

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