L’intervista ad Alberto Molon, in occasione dell’uscita del nuovo album


“Hanno ragione tutti” è il nuovo lavoro di Alberto Molon. Un disco di songwriting pop-rock apparentemente classico, fra brani ironici, altri più interiori e sentiti, altri ancora capaci di delineare con poche parole delle situazioni che tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita.

Le canzoni del nuovo album verranno presentate venerdì 3 marzo al Club Il Giardino di Lugagnano di Sona (VR), prima data del giro di concerti che il cantautore veronese compirà nei prossimi mesi.

In occasione dell’uscita di “Hanno ragione tutti” abbiamo incontrato Alberto Molon per saperne di più su questo nuovo progetto discografico, il terzo del suo percorso musicale.

Ciao Alberto e benvenuto sulle pagine di Radio Web Italia.
Grazie dell’invito e un saluto a te.

“Hanno ragione tutti” è il terzo e nuovo album in uscita il 24 febbraio. Dal tuo esordio discografico ad oggi, come sei cambiato?
Sono partito con il primo album “Sto bene anche se” facendo una sommessa su me stesso, con l’intenzione di iniziare qualcosa di nuovo e personale, mettendomi in gioco artisticamente, con quasi la paura di espormi con le mie canzoni, che, ovviamente, dicevano e dicono molto di me.
Ora – e già con il secondo album “Soddisfection” è stato così -, sono più sicuro e consapevole di quello che scrivo e, quindi, compongo senza timore, anzi, giocando, divertendomi ed emozionandomi con le canzoni, senza vergogna e imbarazzo.

Non è la prima volta che lavori con Martino Cuman. Come è nata la collaborazione?
E’ stato un incontro fortuito; mi era stato proposto come arrangiatore dei brani del primo disco e io avevo accettato. Poi ovviamente ci siamo conosciuti ed è nata un’amicizia e la collaborazione artistica si è rinsaldata, tanto che ora, per questo nuovo disco, lui ha rivestito il ruolo di produttore a tutti gli effetti e ha scritto anche delle parti musicali dei brani.

C’è un filo conduttore che lega le undici canzoni di “Hanno ragione tutti”?
Diciamo che sono canzoni che contengono le due anime dei mie primi due dischi, un mix di quelli, ma che sono state affrontate in modo diverso dal passato, dando più spazio alla musica, inserendo parti strumentali di passaggio, complicandole volutamente a livello di struttura, cercando insomma di interpretarle più liberamente, in modo anche più maturo. Sono io, insomma, sempre ironico, ma anche riflessivo, in modo più saggio!

Tre aggettivi per descrivere il nuovo disco.
Maturo, vario ed ambizioso.

Quanto tempo hai impiegato alla realizzazione dell’album?
Molto lavoro di preproduzione è stato fatto da Martino prima di entrare in studio. La parte di registrazione in studio degli strumenti ha richiesto una manciata di giorni, molto intensi, ad inizio febbraio 2016: il giorno e la notte si confondevano tra loro. E’ stata una bellissima esperienza e porto nel cuore quei giorni in cui ho vissuto di pane e musica con Martino e con Andrea Cajelli, dello studio La Sauna di Varese, che da poco, improvvisamente ed ingiustamente, è venuto a mancare.
I mix e le parti vocali hanno poi richiesto qualche giorno ulteriore di lavoro… poi bisognerebbe chiedere a Martino Cuman quante notti ha passato in casa sua a lavorare di cesello davanti al mixer, ah ah!

Sotto quali premesse nasce “Hanno ragione tutti”, il nuovo singolo?
E’ l’ultima delle 11 canzoni del nuovo album ad essere stata scritta. Io e Martino avevamo ascoltato qualcosa del primo Vasco Rossi, rimanendo colpiti dalla sua capacità di comunicare all’ascoltatore in modo diretto, senza giri di parole.
Qualche giorno dopo mi sono ritrovato con la chitarra in mano e la canzone è venuta fuori naturalmente e ritengo che sia una canzone diretta ed immediata. La vicenda dell’amore non corrisposto, trattata con ironia, è stata ispirata da quanto era successo recentemente ad un mo amico.

Il singolo è accompagnato dal videoclip per la regia di Michele Piazza. C’è un aneddoto curioso che è successo sul set delle riprese e che vuoi raccontarci?
Beh, diciamo che la presenza sul set della avvenente protagonista, che si chiama Deborah Masini, in arte Gipsydeb Suicide, ha creato molto interesse, soprattutto durante la scena finale in cui il protagonista “cane” sdraiato sul divano se la vede venire avanti a seno scoperto… diciamo che, casualmente, quella scena è stata girata almeno una trentina di volte, per la gioia soprattutto del batterista e del chitarrista della mia band, che per l’occasione, fingevano di rendersi utili, pur di assistere, eh eh!

Parlando di live. Che atmosfera si respira durante i tuoi concerti?
Cerco di creare sempre molta partecipazione quando suono… io stesso mi emoziono, a volte mi commuovo. Mi piace che l’attenzione sia massima, soprattutto nella parte acustica che di solito faccio da solo, che ritengo una parte del concerto molto intima, in cui non ho maschere né difese. Alterno questo ad una atmosfera di festa liberatoria che di solito si ha con i miei brani più rock’n’roll come, per esempio, “Figlio di Puttana”.

C’è qualcosa che fai prima di un tuo concerto? Un rito scaramantico o qualcosa che ti porti fortuna?
A dire il vero no. Sono sempre molto teso però, perché temo che ci sia sempre un problema tecnico all’inizio del concerto quando la “macchina” deve ancora partire.
Ecco, allora diciamo che “incrocio le dita”!

Ultima domanda prima di salutarci. Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Innanzitutto presenterò il nuovo album il 3 marzo al club “Il Giardino” di Lugagnano, poco fuori Verona. Poi suonerò certamente in giro e sto per l’appunto organizzando le date. Il mio sito internet (www.albertomolon.com) e la mia pagina artista facebook daranno tutte le notizie a chi vorrà seguirmi.

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