Spiagge: dalla Calabria via libera alle richieste dei concessionari


Mentre sventolano sette bandiere blu sulle spiagge di Soverato (Catanzaro), Roseto Capo Spulico, Praia a Mare e Trebisacce (in provincia di Cosenza), Cirò Marina e Melissa (Crotone), e in provincia di Reggio Calabria a Roccella Jonica, assegnate dalla Foundation for Environmental Education, gli imprenditori del mare della Calabria si preparano ad affrontare la stagione estiva. Con una certa soddisfazione visto che il governo regionale ha recepito le modifiche richieste nei giorni scorsi dal sindacato dei balneari: gli operatori avevano contestato le esclusioni di proroga e di indennizzo nel caso di revoca delle concessioni demaniali previste dalla legge.

Le modifiche approvate dal Consiglio regionale hanno rasserenato gli operatori, per i quali è prevista anche la possibilità di fare richiesta e ottenere nuove aree adibite a servizi senza l’obbligo di osservanza del piano spiaggia, che disciplina l’uso delle zone demaniali costiere. “Uno strumento che spesso ha limitato gli investimenti in molte aeree della regione”, dichiara il presidente dal SIB Confcommercio Calabria Antonio Giannotti. “In assenza di pianificazione, però, sono consentite attività concessorie minime”, sottolinea il dirigente regionale al Demanio marittimo Alessandro Romeo. Che aggiunge: “La legge prevede anche il rilascio di concessioni stagionali per piccoli punti di ormeggio, come per i pontili, purché escludano opere a terra. E la possibilità di mantenere le strutture amovibili per tutto l’anno, in base allo stato dei luoghi”.

In realtà la legge regionale nella prima formulazione aderiva ai principi della contestata direttiva Bolkestein (dell’Unione Europea 2006/123/CE), quella che obbliga gli Stati all’assegnazione delle concessioni tramite asta pubblica aperta anche agli operatori stranieri. L’Italia, però, è in ritardo: prevede ancora il rinnovo automatico delle concessioni per attività turistico ricreative su tutta la costa fino al 2020. Sulla questione si è di recente espressa anche la Corte di Giustizia UE (su richiesta del Tar della Lombardia e della Sardegna), formulando un parere negativo sul comportamento italiano.

In attesa del riordino definitivo della materia a livello nazionale (la legge delega è dello scorso gennaio e prevede un iter di 6 mesi), che riconosca la professionalità e il valore economico di 30mila aziende italiane (e 100mila addetti), nel rispetto dei principi di concorrenza, di qualità paesaggistica e di sostenibilità ambientale, stabilendo la proroga per le concessioni esistenti e l’asta ad evidenza pubblica solo per l’assegnazione delle nuove “procedure selettive che assicurino imparzialità, trasparenza e pubblicità e che tengano conto della professionalità acquisita nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi, nonché lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative”, – come è scritto del ddl – le regioni si muovono in difesa degli operatori e dei territori. Così ha fatto la Calabria modificando la legge: il governatore Mario Oliverio si dice “pronto a lavorare a un nuovo strumento legislativo che miri al rafforzamento dei servizi sui quasi 800 chilometri di spiaggia calabrese, una legge organica che oltre a garantire e tutelare l’esistente miri a dare maggiore forza al futuro”.

Il comparto calabrese (2mila azienda che impiegano circa 2500 lavoratori) è strategico per tutta la filiera turistica e commerciale della regione e necessita di un sistema integrato: “Partiamo da qui per ripensare l’organizzazione dell’offerta turistica sulle spiagge della Calabria – conclude Franco Rossi, assessore alla Pianificazione territoriale ed urbanistica – che coniughi competitività e salvaguardia del patrimonio naturale all’interno di un nuovo sistema capace di valorizzare le peculiarità territoriali, dalle coste alle aree interne”. (Sib)

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