The Ghibertins: l’intervista per “The Less I Know The Better”

Photo Andrea Olivo

“The Less I Know The Better” è il primo album full-length del gruppo folk rock milanese THE GHIBERTINS. A seguito dell’EP “Square The Circle”, era chiaro il desiderio di andare oltre al suono volutamente scarno del primo lavoro aggiungendo nuovi strumenti e sperimentando nuove sonorità senza rinunciare al sound della band. Il risultato è un album con un preciso filo conduttore in grado di collegare generi come il folk, il rock, l’elettronica, l’indie e il pop. Il concetto di “acustico”, il vero collante dell’album, rimane presente su tutte le canzoni a testimonianza che le origini non sono state dimenticate, ma vogliono essere evidenziate da un nuovo sound. La custodia della chitarra, utilizzata come percussione nell’album precedente, viene definitivamente abbandonata per fare spazio alla batteria.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il gruppo milanese. Ecco cosa ci hanno raccontato riguardo il nuovo disco.

Ciao e benvenuti sulle pagine di Radio Web Italia. Raccontateci come ha avuto inizio il progetto The Ghibertins.
Ciao a voi! E’ un po’ un cliché ma in questo caso è tutto vero; il progetto è iniziato per caso.
Durante un contest musicale in cui Alessio (cantante) e Alessandro (basso) hanno sfidato il gruppo di Lorenzo (chitarra); non vi diremo chi l’ha spuntata, ma possiamo dire che l’affinità dei gusti musicali ci ha unito.

The Ghibertins: come è nata l’idea di questo nome?
Veniamo contattati da un nostro amico perché il gruppo che doveva suonare al locale in cui lavorava aveva dato forfait 4 ore prima del concerto. Vagli a spiegare che ci eravamo formati 3 giorni prima, che all’attivo avevamo una prova e che avevamo a malapena cinque cover in scaletta tra l’altro fatte male. Alessio non voleva suonare, ma purtroppo il nostro amico non ha sentito ragioni e dopo una telefonata “minatoria” di 10 minuti accettammo. Alla sua domanda “che nome scrivo sulla lavagna?” rispondemmo la prima cosa che ci venne in mente: “The Ghibertins”. Ai tempi provavamo in Via Lorenzo Ghiberti, una piccola via di Milano sconosciuta anche ai taxisti più esperti. I pezzi erano tutti in inglese e al momento, così su due piedi, la cosa più sensata sembrava “The Ghibertins”; poi al massimo il nome si cambia…

Il 15 giugno al Masada di Milano si è tenuto il release party di presentazione del nuovo album “The Less I Know The Better”. Ci fate un bilancio della serata?
E’ stata una liberazione. Abbiamo lavorato per sei mesi su questo album e non vedevamo l’ora di suonarlo. La curiosità di vedere la reazione del pubblico era tanta e dopo il primo pezzo abbiamo subito trovato la connessione giusta; il concerto più empatico ed emozionante fatto fino ad adesso.

Qual è stato lo spunto che vi ha portato alla realizzazione del disco “The Less I Know The Better”?
L’album trae ispirazione da una canzone dell’adolescenza della band, “If you tolerate this then your children will be next” dei Manic Street Preachers. Correva l’anno 1998 e ai tempi eravamo noi ad essere i “children”. Con tutta l’ingenuità di un ragazzino era fin troppo facile pensare che a distanza di quasi 20 anni la nostra generazione sarebbe vissuta in un mondo realmente cambiato e invece ora che siamo passati dall’altra parte della barricata, questa canzone (tristemente più attuale oggi) non suona più come un avvertimento ma come una condanna.

Questo nuovo album, cosa ha di diverso rispetto a “Square The Circle”?
A livello tematico possiamo dire che su questo album è ancora presente la malinconia di “Square The Circle”, ma c’è anche la consapevolezza di vivere un momento storico difficile e che non ci appartiene. Ci riporta tristemente ai venti di guerra degli anni ’60 con la delusione di sapere che purtroppo passano le generazioni ma la storia sembra ripetersi sempre.

A livello compositivo il cambio di rotta è notevole; gli arrangiamenti curati da Alberto Turra, la batteria suonata da Daniele Capuzzi e le tastiere suonate da Lorenzo Di Blasi ci hanno permesso di raggiungere sonorità che prima erano precluse.

Il disco inizia con il brano “Madness” e si chiude con “Theres No Doubt About It”. Ce un filo conduttore che lega le undici tracce di “The Less I Know The Better”?
Il filo conduttore è la chitarra acustica presente in ogni canzone. L’anima dei nostri pezzi è sempre folk-rock ed intorno al sound acustico abbiamo volutamente strizzato l’occhio a diversi generi musicali come il blues, il rock, l’elettronica e l’indie.

Da quale idea nasce la copertina del disco?
Il titolo dell’album, tradotto in italiano è “Meno so, Meglio è”.
Ciò che non vedo, non succede. Ciò che non sento, non mi può essere comunicato.
Pensiamo che la foto in copertina, scattata da Andrea Olivo, renda bene il concetto.

Quali saranno i vostri prossimi impegni?
I prossimi impegni sono a luglio; suoneremo al Garden Music Festival ad Aosta e all’Ombar Rock Fest nell’alta Val Susa.

Grazie per la disponibilità. Lascio a voi qualche riga per lanciare un messaggio ai lettori di Radio Web Italia
Grazie a voi! Anzi tutto vi ringraziamo di cuore per aver dedicato del tempo a leggere la nostra intervista.
Dedicateci altri 39 minuti per ascoltare “The Less I Know The Better” e fateci pure sapere sui nostri social cosa ne pensate. Un saluto a tutti e a presto!!

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