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A Siracusa danni incalcolabili per salute e ambiente


Dopo l’Ilva di Taranto ora è la volta del petrolchimico di Siracusa a finire sotto la lente della magistratura che ha disposto il sequestro di tre impianti, subordinando la ripresa dell’attività all’esecuzione di interventi urgenti, a norma di legge, per limitare l’inquinamento dell’aria. Si tratta di una decisione necessaria che in WWF apprezza perché interviene su una delle bombe ecologiche italiane. A Siracusa è necessario che i responsabili paghino per i danni procurati alla salute e all’ambiente.

Quello dei danni alla salute e ambiente derivanti dalle attività industriali, specie nei siti ad alto inquinamento ambientale, è un problema purtroppo noto, ma sul quale nessuno – tranne la magistratura – ritiene di intervenire, se non con qualche dichiarazione: a Siracusa è stata infatti rilevata l’assenza di elementari misure previste dalle norme mentre l’Italia dovrebbe far rispettare limiti ben più sicuri e imporre l’uso delle migliori tecnologie disponibili.
Sono decenni che i cittadini e i medici di Siracusa denunciano l’alta incidenza di tumori e altre patologie. Le stesse autorità sanitarie, nello studio Sentieri, acronimo di Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, avevano pubblicato un rapporto 2014 (sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione) dal quale a Siracusa risultavano in eccesso il melanoma, i tumori del pancreas, del polmone, della mammella e della vescica, sia per gli uomini che per donne: ma l’elenco delle patologie in eccesso rilevate è molto più lungo e vanno da quelle all’apparato respiratorio a quello digerente.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente in un rapporto della fine dello scorso anno, aveva attribuito a un singolo inquinante (biossido di azoto) ben 21 mila morti premature l’anno in Italia, un record europeo. Tale inquinante è rilasciato, oltre che dalle auto diesel e da altre fonti, dagli impianti industriali come quelli sequestrati.
I Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche Ambientali (SIN) sono oggi 39. Sono aree “di cui tutti sanno”, da Brescia a Taranto. Per esempio, nell’area di Brindisi, pochi giorni fa sono stati resi noti dati allarmanti, con un eccesso di mortalità e morbilità riconducibile agli impianti termoelettrici e al petrolchimico. La ricerca ha sottolineato il nesso tra funzionamento degli impianti (in particolare quelli a carbone) e danni sulla salute che risultano maggiori quando a funzionare erano più impianti. A Brindisi dove è ancora in funzione una delle più grandi centrali a carbone d’Europa, permane un eccesso significativo di mortalità e morbilità, nonostante il rispetto delle attuali: segno che gli effetti dell’inquinamento tendono a permanere nel tempo e che i limiti non sono adeguati a evitare i danni.

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