Michele Gazich: domenica 17 settembre in concerto al Monastero di Astino a Bergamo


Domenica 17 settembre, all’interno del festival Molte Fedi sotto lo stesso Cielo organizzato da Acli Bergamo, Michele Gazich terrà un concerto all’alba, alle ore 5.30, nei luoghi suggestivi del Monastero di Astino a Bergamo (ingresso 12 €, 10 € con card; in caso di pioggia il concerto si svolgerà nella Basilica di Santa Maria Maggiore in città alta)

Quello del musicista e compositore bresciano sarà un concerto spirituale, che muoverà da quello al Duomo Vecchio di Brescia nel 2012 registrato e sigillato in un cd-dvd dal titolo “Verso Damasco” ma con alcune importanti acquisizioni e qualche avamposto di scrittura futura. Ad Astino Gazich proporrà infatti i pezzi più “verticali” del suo repertorio, insieme a due inediti: “Farfalla, falìa, favilla”, che aprirà il concerto e sarà un omaggio al Divano Occidentale-Orientale di Goethe, laddove il poeta tedesco avviava un aperto dialogo con la poesia e la mistica araba sovrapponendole, in forte anticipo sui tempi, con quelle occidentali; e “Il vecchio e la notte”, un nuovo brano scritto per l’occasione, che nasce dalla produzione poetica di David Maria Turoldo e dalla visita al monastero di Fontanelle.

Ma nel concerto bergamasco ci sarà spazio anche per le canzoni dell più recente “La via del sale”, album che grazie al brano “Storia dell’uomo che vendette la sua ombra” è giunto fra i cinque finalisti del Premio Tenco 2017.

Un concerto di Michele Gazich non è mai solo un concerto, ma un viaggio interiore da portarsi nel cuore, un rito ma senza ostentazione, una celebrazione d’amore in un mondo sempre più carico d’odio. Al cuore dell’appuntamento di domenica l’ampio affresco di “Verso Damasco”, brano non più eseguito dal 2012 che verrà suonato in una nuova versione e riproporrà il confronto, quantomai attuale, fra la Damasco di San Paolo e quella di oggi, distrutta da “bombe intelligenti per donne con il velo”.

In conclusione “Il latte nero dell’alba”, dedicata a Paul Celan, tra i maggiori poeti di cultura ebraica del Novecento. Questo brano simbolo della memoria dell’Olocausto – tradotto in molte lingue, tra cui l’Yiddish e il greco moderno – è stato eseguito per la prima volta a Cracovia nel 2012; al Senato spagnolo nel 2015, alla presenza del Re Felipe VI e dei rappresentanti della comunità ebraica e rom, e a Venezia nel 2017 al festival Incroci di civiltà.

Con Michele Gazich (voce, violino, viola, pianoforte) ci saranno gli ormai storici collaboratori Marco Lamberti (chitarra, bouzouki, seconda voce) e Francesca Rossi (violoncello, seconda voce) per un concerto che sarà la testimonianza più viva e pulsante dell’essenza di un musicista sempre in viaggio, animato da una dimensione di nomadismo artistico e di ricerca costante che è diventata esistenziale. Michele Gazich, sempre con il suo violino: incarnazione contemporanea dell’ebreo errante.

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