Audit bilancio UE: conti 2016 veritieri e corretti, percentuale spese irregolari ridotta


Lussemburgo, 29 settembre 2017. Secondo l’ultima relazione annuale della Corte dei conti europea, vi è stato un deciso miglioramento nel livello di errore stimato per quanto concerne i pagamenti a carico del bilancio dell’Unione europea. I conti per il 2016, infatti, sono stati approvati formulando un giudizio “con rilievi”. È la prima volta che ciò accade da quando la Corte ha iniziato a rilasciare, nel 1994, la sua dichiarazione di affidabilità.

Nel 2016 il livello di errore nell’insieme della spesa UE è stato stimato al 3,1%, contro il 3,8% del 2015 e il 4,4% del 2014. I “pagamenti per diritti acquisiti”, legati al soddisfacimento di condizioni specifiche, hanno costituito il 49% della spesa dell’Unione e presentano livelli di errore inferiori al 2%. Comprendono gli aiuti diretti agli agricoltori, borse di studio per studenti e ricercatori e spese per il personale. Il livello di errore stimato per le rubriche “Risorse naturali: Sostegno al mercato e aiuti diretti” e “Amministrazione” è stato, rispettivamente, dell’1,7% e dello 0,2%. Livelli di errore più elevati sono stati invece riscontrati nei “pagamenti sotto forma di rimborsi”. Il livello di errore stimato per la rubrica “Coesione economica, sociale e territoriale” è stato del 4,8%, mentre per la rubrica “Risorse naturali: Sviluppo rurale, ambiente, azione per il clima e pesca” è stato del 4,9%.

“Il giudizio con rilievi formulato per quest’anno rispecchia un importante miglioramento nella gestione delle finanze dell’UE”, ha dichiarato Klaus-Heiner Lehne, presidente della Corte dei conti europea. “Per il futuro, la Corte ha deciso di rinnovare il modo in cui controlla il bilancio. Terrà maggiormente conto dei controlli interni vigenti presso la Commissione europea e gli Stati membri, in modo da promuovere il rispetto dell’obbligo di rendiconto e migliorare ulteriormente la gestione delle finanze. Verrà anche prestata maggiore attenzione alla performance, onde assicurare che il denaro dei cittadini venga utilizzato in maniera ottimale.”

Le azioni intraprese dagli Stati membri e dalla Commissione hanno ridotto dell’1,2% il livello di errore globale stimato. Erano tuttavia disponibili informazioni sufficienti per prevenire ulteriormente o individuare e correggere molti errori. La Corte ritiene che un uso corretto di tutte queste informazioni avrebbe consentito di contenere al di sotto della soglia del 2% il livello di errore riscontrato per le rubriche “Coesione economica, sociale e territoriale”, “Risorse naturali” e “Ruolo mondiale dell’Europa”. “Ne consegue che non vi è alcuna necessità di espletare controlli aggiuntivi, ma che i controlli esistenti devono essere attuati in maniera adeguata”, ha precisato il Presidente Lehne. Nella maggior parte dei casi, le informazioni fornite dalla Commissione europea sul rispetto delle norme sono in linea con i risultati da essa ottenuti. Si raccomanda tuttavia che l’organo di governo UE presti maggiore attenzione alla performance e semplifichi i propri strumenti di misurazione conformemente alle buone prassi internazionali.

La Corte avverte, infine, che i pagamenti totali che l’Unione si è impegnata a eseguire a valere sui bilanci futuri (gli “importi ancora da liquidare”, noti come reste à liquider o RAL), nel 2016 hanno raggiunto i 238,8 miliardi di euro, il livello più elevato mai registrato. Liquidare questi arretrati e impedire che se ne creino altri dovrebbe costituire una priorità al momento di pianificare la spesa dell’UE per il periodo successivo al 2020.

La Corte dei conti è l’istituzione di audit indipendente dell’Unione europea. Le sue relazioni costituiscono un elemento essenziale della procedura con cui l’UE assolve all’obbligo di rendere conto del proprio operato e vengono di fatto utilizzate per chiamare i responsabili della gestione del bilancio a rispondere dell’utilizzo di tali risorse. La gestione è in primo luogo responsabilità della Commissione europea, assieme alle altre istituzioni e organismi. Per circa due terzi della spesa, principalmente quella riguardante le risorse naturali e la coesione, tale responsabilità è però condivisa con gli Stati membri.

Nel 2016 la spesa dell’UE è ammontata in totale a 136,4miliardi di euro, ovvero a circa 267 euro per ogni cittadino. Tale importo corrisponde a circa l’1% del reddito nazionale lordo dell’UE e rappresenta approssimativamente il 2% della spesa pubblica complessiva degli Stati membri. La maggior parte dei fondi sono stati destinati alle risorse naturali (57,9 miliardi di euro), alla coesione (35,7 miliardi), alla crescita e all’occupazione (15,2 miliardi).

Ogni anno la Corte verifica i conti dell’UE e formula un giudizio su due aspetti, valutando se i conti siano esatti e affidabili e in quale misura vi siano elementi che comprovano l’acquisizione o l’erogazione errata di fondi (mediante la verifica della cosiddetta regolarità e legittimità). Gli auditor della Corte sottopongono a verifica campioni di operazioni per ottenere stime, su base statistica, della misura in cui le entrate e i differenti settori di spesa sono inficiati da errore. Confrontano il livello di errore stimato con la soglia di rilevanza del 2%, al di sopra della quale le entrate e le spese sono considerate irregolari. Un giudizio “positivo” indica che i conti in questione presentano un’immagine fedele e veritiera e che rispettano le norme dell’informativa finanziaria. Un giudizio “con rilievi” esprime l’impossibilità per la Corte di formulare un giudizio positivo, ma i problemi individuati non sono pervasivi. Un giudizio “negativo” indica la presenza diffusa di problemi.

Dal 2007 la Corte formula un giudizio positivo sui conti dell’UE. Ma finora, il giudizio espresso ogni anno, a partire dal 1994, sulla regolarità e la legittimità della spesa, è stato negativo. Il livello di errore stimato non misura la frode, l’inefficienza o gli sprechi. È una stima delle risorse finanziarie del bilancio UE che non avrebbero dovuto essere erogate perché non utilizzate in conformità alla normativa applicabile. Nel 2016, su circa 1000 operazioni controllate, la Corte ha riscontrato 11 casi di presunta frode (contro i 12 del 2015). Questi casi sono stati segnalati all’OLAF, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode.

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