Il Solito Dandy: l’intervista per l’album d’esordio “Buona Felicità”


“Buona Felicità” è l’album d’esordio de Il Solito Dandy. Anticipato dai singoli “Bisturi” e “Owen Wilson”, il disco è il racconto di una storia d’amore. Un percorso durato due anni e descritto, in questo lavoro, attraverso le emozioni.

Abbiamo intervistato il giovane musicista torinese per saperne di più del nuovo disco. Ecco l’intervista.

Ciao e benvenuto sulle pagine di Radio Web Italia! Il Solito Dandy all’anagrafe Fabrizio Longobardi: come nasce il tuo nome d’arte?

È un soprannome liceale, c’è molta ironia in tutto quello che faccio, per questo mi è piaciuto accostare una figura atipica come quella del dandy a un’idea di qualcosa di Pop e accessibile a tutti.

Nel 2012 fuggi da un’adolescenza punk. Cosa ti piaceva di quello stile?

Probabilmente la libertà e quell’idea di ribellione adolescenziale, a quattordici anni ho formato la mia prima band e suonavamo davvero male, il punk era la cosa più spontanea e decente che riuscissimo a tirar fuori da un amplificatore, però ci divertiva molto. Con il tempo, poi, mi sono intenerito e calmato, ma ogni tanto qualche disco di Iggy Pop lo vado a riascoltare.

Buona Felicità è il tuo album d’esordio pubblicato da Vina Records. Se dovessi descrivere questo disco con un aggettivo, quale useresti?

Nostalgico. È un album che contiene molti dei miei ricordi più o meno belli e la nostalgia è il sentimento dominante in quasi tutte le canzoni. Sono sempre stato una persona molto legata ai ricordi, un po’ come quando l’ultimo giorno d’estate si torna dal mare e si resta a guardare la strada fuori dal finestrino ripercorrendo nella testa tutta la vacanza passata, ecco Buona Felicità parla anche un po’ di questo.

Buona Felicità: perchè hai scelto questo titolo?

Buona Felicità è l’augurio che mi è stato fatto prima di scrivere queste canzoni. Avevo anche un gruppo WhatsApp con questo nome e il disco parla un po’ di quel periodo, anche se il gruppo non esiste più, penso un po’ che Buona Felicità sia il miglior augurio che si possa fare per l’inizio o la fine di un percorso, di una storia d’amore o di qualsiasi esperienza.

Parlando sempre del disco: c’ è un filo conduttore che lega le dieci canzoni?

Sì, Buona Felicità è un concept album. Mi piaceva l’idea di creare il racconto di una storia d’amore dal primo incontro alle attese sotto casa, dalle grigliate il giorno di Pasquetta alle feste anni 90 in discoteca, dai baci durante l’estate agli addii chiusi in una macchina. Il disco l’ho concepito come un album fotografico da sfogliare senza un ordine cronologico, un po’ come quando i ricordi riaffiorano senza motivo nella testa.

L’album si apre con il brano “Citofoni” e si chiude con “Buona Felicità”. C’è un brano a cui sei particolarmente affezionato o un aneddoto curioso che hai voglia di raccontare?

“Milena Mezzora” è forse la canzone più balneare di tutto l’album, l’ho scritta durante una vacanza a Mallorca. Alloggiavo in questa casa nella periferia di Palma, dove tutte le sere per strada vedevo passare personaggi sospesi tra un film di Lynch ed uno di Rodriguez, tanto che una volta uscendo per prendere il pane mi sono imbattuto in una chiesa dentro un garage con tanto di prete che celebrava la messa. La canzone è nata proprio da qui. Ho iniziato ad immaginare questa storia d’amore surreale sospesa tra il mare e i vicoli di questi quartieri, tra i tramonti e le sedie dei bar, tra due amanti che fanno a botte per poi sposarsi dentro un garage.

Cosa ci riserverà la tua musica nei prossimi mesi?

Sicuramente un po’ di concerti in giro per l’Italia, e poi non sto a negare che ho un po’ di nuove idee nel cassetto.

Come ultima domanda vorrei chiederti di lanciare un messaggio ai nostri lettori.

Per chi conoscesse Barbara D’Urso le dica che la amo!

 

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