Intervista con Giacomo Scudellari che ci presenta il nuovo disco “Lo Stretto Necessario”

foto Nicola Baldazzi

“Lo Stretto Necessario” è il nuovo album del cantautore Giacomo Scudellari, in uscita venerdì 16 marzo per Brutture Moderne con la produzione di Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Classica Orchestra Afrobeat).

Un disco di canzoni positive e vitali, senza tonalità minori, capaci di scavare in profondità non rimanendo scioccamente in superficie. Ma anche un lavoro che “non vuole scrivere ancora una volta il manuale del cantautore depresso o incompreso perché magari è stato lasciato dalla fidanzata, o perché è lui che l’ha lasciata e si è pentito, o perché non la trova. Chi cerca questo non troverà pane per i suoi denti”.

Abbiamo intervistato Giacomo Scudellari in occasione dell’uscita de “Lo Stretto Necessario”. Ecco cosa ci ha raccontato riguardo il suo nuovo disco.

Ciao Giacomo e benvenuto sulle pagine di Radio Web Italia! Sappiamo che ti sei avvicinato alla musica sin dai primi anni di età con lo studio del pianoforte. Raccontaci come si è evoluto nel tempo il tuo percorso artistico.
Si, diciamo che il mio percorso – come spesso accade – è stato segnato da una serie di spartiacque. Sicuramente, dopo l’esperienza del conservatorio, un momento fondamentale è stato l’approccio alla chitarra. E’ stato come aprire delle finestre fino a quel momento sconosciute: se poi ci mettiamo gli ascolti dei miei genitori, avidamente legati alla nostra canzone d’autore, il gioco è stato presto fatto. Con queste premesse, come si fa a non scrivere una canzone? La cosa mi divertiva, e così mi sono dato da fare: concorsi, band, aperture di artisti affermati e via dicendo! Poi sono arrivati 2 incontri decisivi: Marino Severini dei Gang, e, nel 2016, Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Hugo Race, Classica Orchestra Afrobeat), produttore artistico dell’album.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Come dicevo, devo moltissimo alla scena cantautorale dei nostri anni ’70: quindi, volendo sgranare qualche nome non posso non menzionare De Gregori, Conte ed Ivano Fossati. Ma la musica, come tutto il resto, scorre, e volendo fare un salto in avanti il mio pensiero va in primis ad Alessio Lega.

Tre aggettivi per definire la tua musica.
Vitale, sincera, e perché no, un po’ sghemba.

“Lo Stretto Necessario”, è il tuo nuovo album. C’ è un filo conduttore che lega le nove canzoni?
Si, diciamo che il disco è ben piantato sul tema della Gioia scritta con la G maiuscola. La gioia di sapere che c’è qualcosa al di là della serratura; la stessa gioia che ci fa alzare gli occhi da terra.

L’album si apre con il brano “Cantico della Sambuca” e si chiude con “Lo stretto necessario”. C’è un brano a cui sei particolarmente affezionato o un aneddoto curioso che hai voglia di raccontare?
Certo, il Cantico della sambuca.
A questo proposito posso dirti che nella prima fase di produzione del brano avevamo registrato una chitarra ritmica acustica ed una montagna di giochi percussivi: il problema era che, secondo me, sembrava la (brutta) copia di Fiume Sand Creek.
Insomma, non ne venivamo a capo.
Ma qui Francesco ha il suo lampo di genio. invece di infarcire il pezzo per nasconderne la natura de andreiana, ha fatto una cosa spiazzante: ha ghigliottinato tutti gli strumenti al di fuori delle percussioni (il Rasoio di Occam docet).
E’ stato come dare alla canzone uno schiaffo così forte da scaraventarla in Africa. Due erano le reazioni che potevamo avere: 1) Dire che era da buttare 2) Dire che era una figata. Abbiamo avuto entrambi la seconda reazione.

Quanto tempo hai impiegato per realizzare questo album ?
Dal punto di vista della scrittura, tutti i pezzi sono stati scritti negli ultimi anni, e rappresentano il frutto della mia attività live trascorsa insieme alla formazione dei Gang, i veri padri spirituali del disco. Per quanto riguarda invece la produzione, posso dire che il lavoro in studio è durato circa un anno. Un anno intenso, in cui abbiamo dato fondo alle nostre idee e alle nostre visioni: insomma, abbiamo fatto del nostro meglio! E siamo molto soddisfatti del risultato.

Il nuovo disco vede la produzione di Francesco Giampaoli. Come è nata la collaborazione?
L’incontro con Giampaoli è stato un po’ una casualità nel senso che siamo entrambi romagnoli, e lui, dalle nostre parti, rappresenta una vera istituzione. Conoscevo “Mara” un’ artista uscita per la sua etichetta, e da lì passaparola è stato immediato. Se i Gang sono la parte spirituale del lavoro, Giampaoli ne è sicuramente la veste musicale: senza di lui il disco non sarebbe esistito.

La copertina del disco è disegnata dall’illustratore Davide Salvemini. Cosa puoi dirci del progetto grafico?
La copertina vorrebbe riflettere visivamente le vibrazioni vitali del disco. Mi sono appoggiato a lui perché è solito impiegare colori psichedelici e scioccanti, per dare forma a visioni oniriche a tratti mostruose, e a tratti ai limiti dell’assurdo.
Sul fronte ci abbiamo piazzato un bel serpente ed un falò (appunto, lo stretto necessario), come a far da monito a chi si accontenta!
Inoltre, abbiamo deciso di rappresentare la crescita di una pianta di sambuco (da germoglio alla sua folle fioritura nell’interno del disco), visto che il cantico della sambuca è un po’ la sintesi di tutto il disco.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
In questo momento stiamo predisponendo l’attività live: il 10 aprile presentiamo il disco al bellissimo Teatro Socjale di Piangipane (RA), sarà una bella serata di festa. Dopodiché ci muoveremo in quartetto sperando di calcare quanti più palchi possibili!

Grazie per la tua disponibilità. Lascio a te l’ultima parola per lanciare un messaggio ai nostri lettori!
Istruzioni per l’uso: ascoltare lo stretto necessario al calar della sera con un’idea di sambuca nel bicchiere. Provare per credere!

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