Allo Zap di Firenze l’originale mostra fotografica di Antonio Viscido

foto di Antonio Viscido

Nel buio di un teatro, di un locale, di un’arena estiva, è facile intravedere volti illuminati dalla luce di uno schermo di smartphone, di un tablet o anche di una sigaretta.

Piccoli bagliori nell’oscurità, a cui il fotografo Antonio Viscido dedica la mostra “There Is A Light That Never Goes Out”, in programma da mercoledì 21 marzo a venerdì 13 aprile 2018 allo ZAP – Zona Aromatica Protetta – di Firenze (vicolo di Santa Maria Maggiore, 1 – ingresso libero – visitabile gratuitamente dal lunedì al sabato, orario 10/20).

L’inaugurazione avrà luogo mercoledì 21 marzo alle ore 19. “There Is A Light That Never Goes Out” rientra tra le celebrazioni legate al 50esimo anno di attività di MEF srl, azienda leader nella illuminazione e nella distribuzione di materiale elettrico che ha contribuito alla realizzazione della mostra.

Luci talvolta fastidiose, soprattutto per chi in quel momento è sul palcoscenico e sta recitando, cantando, parlando. Ma se per un attimo ci estraniamo dal contesto, questi volti diventano un’occasione per poter catturare dei ritratti particolari, per due ragioni: la prima è il tipo di illuminazione, diretta, vicina, puntiforme. La seconda è che l’espressione sul volto non è di chi si aspetta di essere fotografato: c’è chi sta lavorando, raccontando sui social ciò che sta guardando, chi aspetta un messaggio importante, un pagamento che non arriva, un nuovo lavoro, una nuova vita appena arrivata, una vita salvata. Un bacio.

“Il progetto è nato come stigmatizzazione di un comportamento antipatico e diffuso – spiega Antonio Viscido, tra i fotografi italiani più apprezzati in ambito di spettacolo e non solo – poi le cose sono cambiate e le foto che ho scelto sono diventate un inaspettato modo di vedere come una piccola sorgente luminosa può disegnare i volti delle persone immerse nel buio.

Più aumentavano le foto, più nella mia testa si formava un’ulteriore ragione: la luce.
La luce, così importante, così presente, ovunque e sempre. Sembra che in questo modo il buio, non esista quasi più. Sempre e comunque ci sono, anche se piccole, minuscole, delle luci accese. Sempre con noi. In ogni occasione, nel pubblico c’è sempre almeno un volto che rimane illuminato per tutto il tempo dello spettacolo.

Questa cosa mi ha fatto fare un ulteriore passo. Non è più un fastidio, bensì una certezza.
Ognuno di noi, oltre ad avere una luce che gli illumina il volto nel più profondo buio di un locale, ha una luce, più importante, interiore, perennemente accesa. Sono certo che è presente in ognuno di noi.

C’è una luce che non si spegne mai. Il titolo di questo progetto fotografico è in onore della canzone capolavoro dei The Smiths”.

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