“Tavoli di Guerra e di Pace” la mostra a Padova dal 5 ottobre


A poche decine di chilometri a est e a nord, il Piave, il Grappa l’Altopiano, le vette vicentine erano il feroce terreno di scontro. A Padova quelle azioni venivano registrate, studiate e dirette. Sangue e morte si sublimavano in asettiche linee su carte geografiche. Da qui partivano ordini che falcidiavano migliaia di ragazzi al fronte.
Qui si delineavano strategie, si tessevano contatti, talvolta in via non ufficiale.
Qui si disegnava ciò che doveva far seguito al conflitto.

Tavoli di guerra e di pace. 1918. Padova capitale al fronte da Caporetto a Villa Giusti ripropone l’ultimo, fondamentale anno di guerra e lo fa da dietro le quinte, conducendo il visitatore dentro le stanze del comando.

La mostra, curata da Marco Mondini, è promossa dal Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

«A Padova – racconta Andrea Colasio, Assessore alla Cultura del Comune di Padova – Armando Vittorio Antonio Giovanni Francesco Nicola Diaz, il Maresciallo d’Italia, Capo di Stato Maggiore, destinato a fregiarsi del titolo di Duca della Vittoria, coordinava un manipolo di esperti che, passo dopo passo, riuscirono a sterilizzare gli effetti della Rotta di Caporetto, a bloccare il nemico con la Battaglia del Solstizio; poi la guerra di logoramento in montagna, ma anche le azioni dimostrative, come il Volo su Vienna.
Da qui si creano le condizioni per cambiare le sorti di una guerra che era stata vicina ad essere perduta, sino a quell’armistizio che il 4 novembre del 1918 venne sottoscritto alla periferia della città, in Villa Giusti, dopo essere stato attentamente preparato all’hotel Trieste di Abano Terme che da quel momento divenne Trieste & Vittoria».

Padova fu il grande tavolo delle decisioni in cui i poteri forti si confrontavano per l’interesse nazionale. «L’elemento conduttore che guida l’intera mostra è rappresentato – afferma il curatore Marco Mondini – dal tavolo delle decisioni, presenza costante in ciascuna sala e che di volta in volta viene utilizzato come dispositivo a supporto degli apparati e dei contenuti descrittivi. Si racconta perciò una guerra fatta di dettagli, di pesi e misure calcolate con precisione chirurgica per il successo della guerra. Un piano di espressione apparentemente asettico ed ingegneristico che trova una risposta emozionale nella descrizione del concepimento di un determinato dettaglio, di una certa strategia, delle carte tecniche. Tutte cose che solitamente non vengono osservate dal punto di vista dell’elaborazione, della riflessione che porta alla loro produzione. Padova però è proprio questo: deus ex machina di riflessioni che cambieranno l’immagine del Paese».

La prima suggestione della mostra sono dei loculi vuoti. In attesa dei morti della guerra che sta per finire. Una voce narrante racconta l’esperienza di Padova capitale: una città a servizio delle strategie di governo.
Da un dettaglio della Tessera Annonaria o tessera della fame si declina una analisi di ciò che la guerra comportò per chi stava a casa. Da quel rettangolino di carta, di diversi colori, dipendeva la sopravvivenza, sia pure grama, della famiglia. Pesi e bilance intendono qui rappresentare il peso medio di chi ha vissuto la guerra, il peso del cibo che viene concesso. Manifesti di restrizioni danno l’idea di un’organizzazione che invade ogni momento della quotidianità, rovesciandola e costringendola alle dinamiche militari. Il tavolo assume le caratteristiche della tessera annonaria, una sorta di dispensa orizzontale del cibo. Al muro proiezioni di marce e momenti di vita.
Solo 163 km separano Caporetto da Padova. La distanza tra una disfatta e una rinascita. Padova è così importante da essere il centro di passaggio delle principali autorità del momento: Cadorna, Diaz, il Re e molte altre figure. Padova è un centro, una capitale della battaglia come Parigi o Vienna. La distanza è misurabile in termini di marcia, di spostamento con autoveicoli, in volo. Avanzata delle forze armate.
Il tavolo si fa quindi piedistallo per descrivere le uniformi e le divise dei soldati. Quella di Padova è una guerra di generali e di strateghi più che di soldati semplici.
Il sipario si apre quindi su D’ Annunzio, ma non solo. Strategie di volo ma anche Padova vista dall’alto e bombardata. Infine l’armistizio, un momento il cui svolgimento si volle mantenere segreto, tanto che di esso non esiste nemmeno un riscontro fotografico.
Poi il ritorno a casa dei soldati, non tutti però, e il lungo corridoio di uscita diviene perciò una stretta ed alta trincea con a terra un rotolo, in parte dispiegato, con i nomi di tutti i padovani morti in battaglia. Un lungo elenco che si chiude tra le foto del Municipio e del Tempio della Pace: i due monumenti di Padova in memoria dei caduti della Grande Guerra.

Parallelamente all’esposizione al Centro culturale Altinate San Gaetano, il MUSME, Museo di Storia della Medicina in via San Francesco 94, propone un originale approfondimento riservato alla gestione della Sanità nel corso del conflitto.

Info
Orario: 10-19; chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio. Ingresso libero
www.centenariograndeguerra.com

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