Attila: un trionfo collettivo alla Prima della Scala


Patriottico, intenso e spettacolare: 14 minuti di applausi hanno accolto la Prima di Attila un grandioso 7 dicembre verdiano. In questo vigoroso dramma giovanile, Verdi affronta con determinazione il rapporto fra dinamiche politiche, religiose e sentimentali in un grande affresco storico, in cui la strenua difesa contro il barbaro invasore si carica di significati molteplici e sempre attuali.

La lettura musicale di Riccardo Chailly esalta la nitidezza e forza drammatica di ogni piega della partitura, integrando un’aria per tenore nel terzo atto che Verdi scrisse appositamente per la Scala nel 1846 e non fu più eseguita e alcune squisite battute rossiniane prima del terzetto di poco successivo.

La regia di Davide Livermore, come sempre in perfetta sinergia con le scene monumentali dello Studio Giò Forma e con i video/fondali di d-Wok, si concentra sugli aspetti patriottici e storici, immaginando la vicenda in una Roma sotto occupazione tedesca negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale. Le tinte cupe della minaccia incombente fanno spiccare ancor di più gli slanci melodrammatici dei protagonisti, con estremo impatto visivo ma senza compromettere l’eleganza formale.

Il cast vocale supera interamente le forche caudine della Prima: Ildar Abdrazakov, designato protagonista nel ruolo del titolo, conferma la sua autorità assoluta fra i bassi d’oggi; Saioa Hernández è una rivelazione per il colore vocale drammatico e la proiezione impeccabile, Fabio Sartori si affida all’ineguagliabile squillo e generosità che ne fanno uno dei pochi tenori in grado di affrontare queste parti senza affanni e George Petean è un Ezio di spicco non solo per solidità nel registro grave e centrale ma soprattutto per le sue puntature acute, a ricordare grandi interpreti scaligeri del passato in questo ruolo.

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