Al Mann di Napoli i misteri dell’antica Cina


Un popolo misterioso dedito al culto del sole e a riti sciamanici visse 4000 anni fa nelle valli del Fiume azzurro. La scoperta della sua civiltà, nel secolo scorso, ha riscritto la storia della Cina antica portando alla luce capolavori intrisi di spiritualità. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) ospita, per la prima volta in Europa, nella mostra ‘Mortali Immortali, i tesori del Sichuan nell’antica Cina’ (14 dicembre – 11 marzo 219) ben 130 testimonianze della cultura Shu. Nel’immenso salone della Meridiana, opere in bronzo, oro, giada e terracotta, dal secondo millennio a.C. fino all’epoca Han (II secolo d.C.) raccontano il percorso di un popolo destinato a sparire e l’enigma delle maschere di bronzo più sofisticate dell’archeologia di tutti i tempi. “Questa importante esposizione, che chiude idealmente l’anno del turismo Europa-Cina e rientra tra le attività promosse nell’ambito del Forum Culturale Italia-Cina del Mibac – spiega il direttore del Mann Paolo Giulierini, che domani inaugurerà la mostra insieme a una delegazione cinese – conferma il sempre più solido legame tra il museo e il paese del Dragone per la promozione del patrimonio culturale italiano ma anche di quello cinese in Italia. Ricordiamo che le mostre del Mann su Pompei, nei maggiori musei cinesi fino al luglio 2019, contano già oltre due milioni di visitatori”. Gli oggetti esposti a Napoli includono grandi statue e vasi rituali di bronzo, elementi decorativi in oro, preziosi reperti in giada, le celebri maschere con gli occhi sporgenti e ingigantiti, statuette in terracotta e delicati recipienti di lacca. Dalla terra dell’abbondanza, così come era chiamata la fertile regione cinese, alla ‘Campania felix’ delle città vesuviane sepolte: ed è così che il cavallo di Sanxingdui, il sole di Jinsha, l’immagine del più grande albero di bronzo della storia dell’archeologia, dialogano in insoliti e suggestivi accostamenti, con la meridiana, la statua in bronzo di Apollo ed il cavallo di Ercolano. La mostra realizzata sotto la guida dell’Ufficio provinciale della Cultura del Sichuan, raccoglie pezzi dai principali musei databili dal 1600 a.C. (Dinastia Shang) al 220 d.C. (Dinastia Han). L’allestimento, con suggestivi effetti riflesso, è curato dagli architetti Gaetano Di Gesu e Susanna Ferrini di “n!studio Asia”. Ricostruzioni digitali, foto, video dello scavo aiutano il pubblico a comprendere il contesto di rinvenimento dei reperti e lo sviluppo di questa antica civiltà cinese così lontana dalla cultura della Cina ‘classica’. “I morti dovrebbero essere serviti come i vivi” è l’espressione più antica ritrovata sul tema dell’aldilà ed è proprio l’armoniosa convivenza tra uomo e natura il segno esemplare di un popolo che rappresenta un mistero profondo dell’archeologia della Cina e del mondo intero.

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