Sperlonga
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Leone D’Ambrosio con un interessante nuovo lavoro in versi


Significativa presentazione del nuovo lavoro letterario dell’illustre poeta Leone D’Ambrosio, in un incontro che si svolgerà venerdì 19 settembre, alle ore 18, nella città di Sperlonga.
Il valido scrittore, nativo di Marsiglia e di origini familiari sperlogane, porterà a conoscenza dell’ambiente in cui è vissuto nella giovinezza i recenti versi, frutto di un impegno continuativo e creativo, supportato da innovativi scavi nelle profondità dell’io in uno stretto rapporto con il suo mondo intimo e con quello esteriore..
Leone D’Ambrosio presenterà il suo libro intitolato “Ordinate stagioni”, Edizioni Ensemble, dedicato alla cara figura della madre, ed in proposito all’inizio inserisce l’emblematico pensiero di Giobbe “Ancor oggi il mio lamento è amaro e la sua mano grava sopra i miei gemiti”.
Lo scritto si apre con la prefazione della valida poetessa Maria Luisa Spaziani “Leggendo i versi commossi (aggettivo per difetto) che Leone D’Ambrosio dedica a sua madre, ho offerto all’amico poeta il massimo riconoscimento possibile:l’identificazione simpatica o simpatetica con quel suo sentire specifico. Mi ero messa, insomma, sulla sua stessa lunghezza d’onda, ritrovavo le ore della morte di mia madre, le sue parole erano le mie, a lampi sua madre era mia madre.Mi perdoni Benedetto Croce se dico che anche questo può essere a volte un criterio se non un metodo di lettura. Certi messaggi non si sottomettono alle analisi rigide e documentate della critica stilistica, come non pensavamo di riconoscere a lei leggendo – massimo esempio – il “Cantico delle creature”. L’onda emotiva ci avvolge e ci porta in un’altra dimensione.Una delle più prodigiose voci del Novecento, Simone Weil, dice che la più profonda istanza dell’uomo è il “radicamento”. All’inizio non mi sembrava di essere d’accordo, ma ripensando a quell’affermazione della grande sociologa- veggente (che bisogna sempre rileggere e ripensare) ho pensato alla poesia e particolarmente alla poesia erotico-amorosa.
Fra questo particolare illustrissimo genere (da Saffo a Petrarca, da Leopardi a D’Annunzio) e la poesia consacrata al padre o alla madre, non c’è differenza visibile se non nei singoli testi, è ovvio, ma mentre la poesia d’amore può variare la sua destinazione, amato o amata cambiano nel corso di una vita, il padre o la madre fanno sentire la prepotenza della loro unicità. Nella poesia di D’Ambrosio si sente che la radice è profonda e inamovibile come quella della quercia.
Sia nomade, zingaro o fuggiasco il poeta che scrive non può mentire, come in parte si fa nella poesia d’amore, magari degradandosi in ricordo la fiamma originale. La base delle nostre esperienze e vicende personali è la memoria e se nei versi commossi di Leone D’Ambrosio ho ritrovato mia madre, è perché la poesia è come la preghiera, t’astrae da quello che è immediatamente esultabile e la morte non è che da considerare un momento in cui si parte per un viaggio senza sapere dove andiamo”.

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