Leone-DAmbrosio-

Leone D’Ambrosio con Ordinate stagioni, Edizioni Ensemble,un interessante nuovo lavoro in versi


Significativa presentazione del nuovo lavoro letterario dell’illustre poeta Leone D’Ambrosio, nell’incontro fissato venerdì 19 settembre, alle ore 18, nella città di Sperlonga, presso l’Hotel Aurora.
Il valido scrittore, nativo di Marsiglia e di origini familiari sperlogane, porta a conoscenza dell’ambiente in cui è vissuto nella giovinezza i suoi versi, frutto di un impegno continuativo e creativo, supportato da innovativi scavi nelle profondità dell’io in uno stretto rapporto tra il suo mondo intimo familiare con quello esteriore.
Lo assistono in questa presentazione due validi e competenti scrittori, il docente universitario Tommaso La Rocca ed il poeta corese Pietro Vitelli. Nel ruolo di organizzatrice dell’evento Paola Mitrano introduce la riunione culturale.
Leone D’Ambrosio presenta il suo libro “Ordinate stagioni”, dedicandolo alla cara figura della madre.
Diversi gli apprezzamenti che nel tempo sono stati indirizzati allo scrittore pontino, in considerazione della pregevole attività poetica che lo ha condotto a esaltanti traguardi letterari in questi anni di proficuo impegno nel variegato mondo delle rime.
Per il suo esteso lavoro letterario, c’è da sottolineare che D’Ambrosio, prossimamente sarà a Milano per ricevere il Premio “ Villa Cortese” e proprio di recente con Il canto di Erato, ha ottenuto il “Premio Nazionale di poesia ‘Parthenope’ 2014”. Ed in proposito è importante riportare alla memoria le parole pronunciate in quella circostanza:“Non è un riconoscimento atteso, assolutamente no, come tutti i premi che ho vinto! Sicuramente – proseguiva il docente universitario – sono poesie tratte da un nuovo libro in pubblicazione. E sono dedicate a mia madre Linda, una donna esemplare, credo come tutte le madri nei confronti dei propri figli. In particolare, questi versi mi destano il ricordo dell’infanzia trascorsa in Francia, nell’ambiente dei pescatori di Marsiglia, con la sofferenza dell’emigrazione. E poi la sostanziale formazione avuta da lei a Sperlonga”.
La raccolta di liriche de ‘Il canto di Erato’ ( edizione Azimut) mette in campo Erato con la morte, il tema delle stagioni ricorrenti, i momenti dedicati alla sera, una serie di lune che si rincorrono e che si intrecciano con le sensazioni dello scrittore, sono questi alcuni aspetti che vengono espressi con una particolare cura. E’ difficile non sentire questa poesia che entra all’interno e che spinge alla meditazione. Si tratta di sensazioni vissute da ognuno, legami affettuosi con l’intimo, attaccamenti familiari, sogni sopiti che vengono ridestati da una carica di versi. Campeggia il senso della morte che viene sospinto di lato davanti all’insorgere della vita, “Dovrò abituarmi a morire” così sono i significativi versi iniziali dell’omonima poesia emblematica sul tema dell’aldilà. E’ lotta continua che dura per l’intero testo di fronte all’avanzare dei sentimenti legati all’amore. Un cielo vigile accarezza le sofferenze del poeta, investito da “un dolore perenne”, che riporta alle liriche del Leopardi, lo stesso che si legge nei versi di‘Quetati nella mia anima’. Leone D’Ambrosio fa respirare un’inesprimibile voglia di vivere e la racconta avvalendosi del movimento perenne delle stagioni. “Il mare muore tra i vigneti” è la lirica in cui si innesta il legame verso la propria terra e traspare ancora una volta il sentimento dell’attesa. “Alla mia tavola è lieto il mezzogiorno” così scrive l’apprezzato verseggiatore nella poesia “Abiterò i tuoi occhi”, in tale circostanza si rivolge ad un amorevole interlocutore che gli fa da spalla nel suo raccontare la vita in un rapporto contraddittorio tra l’amore e la morte. Il senso del precario è descritto in maniera realistica e puntuale “Nella valle di Bekaa” con l’espressione “l’autunno che curva la mia schiena” o altrimenti in “Vento in esilio” con l’affermazione “ Non ho più stagioni da prendere a prestito per i miei compleanni”. Il tema del ritorno e della riconciliazione entrano in scena in alcune particolari liriche, come in “Terra d’uva”, quando sottolinea che “ da te tornerò odorosa pianura ove scoppia il sole e maturano pergolati di sogni”.
D’Ambrosio, nel tempo, ha pubblicato le apprezzate raccolte: La meta rubata (Bastogi, Foggia 1999), Sulla via di Damasco (Genesi, Torino 2002) con prefazione di Stanislao Nievo, Amore segreto (Menna, Avellino 2006) con prefazione di Pasquale Maffia ed in francese Je dormirai dans ton ame (Chaumeil, Paris 2006) con una nota di Jean Chélini.
E nel suggestivo castello ‘Miramare’ di Formia, Leone D’Ambrosio ha anche ricevuto l’ambito riconoscimento del Premio di Poesia Tulliola, il premio letterario, giunto alla XVI edizione e presieduto dall’illustre studioso, Renato Filippelli.
“ Questo XVI Premio Tulliola è senza dubbio un riconoscimento a cui tengo molto – così aveva sottolineato Leone D’Ambrosio – perché è un riconoscimento della mia terra che sfata un po’ il detto “nessuno è profeta in patria”. Ispiratori della mia carriera letteraria sin dall’inizio sono stati: Libero de Libero, Nicola Napoletano, Natalia Ginzburg e Stanislao Nievo”.
Alla domanda “Quale differenza esiste tra questa opera e le altre, se di differenza sia il caso di parlare” lo scrittore di Sperlonga così ha risposto: “Alle due precedenti raccolte La meta rubata (Bastogi, Foggia 1999) e Sulla Via di Damasco (Genesi, Torino, 2002) entrambe prefate da Stanislao Nievo, sono stati attribuiti numerosi premi, ma questa mia nuova prova Amore segreto (Menna, Avellino, 2004) acquista un significato in più. Non si tratta del solito amore, quello che ti fa soffrire, che ti dà pugni nello stomaco. Questo è un “Amore” impossibile ma sublime che sta sul piedistallo più alto dell’anima. E’ un amore atteso fortemente perché è riuscito a darmi la vita, anche facendomi soffrire. E’ un “fatto” tutto personale, l’ispirazione e la dedica, e lo stesso Pasquale Maffeo, nella sua prefazione ha parlato di “metafora” e di “memoria salmica”, visti i riferimenti che a me piacciono, quali la “fede”, Dio e la “mitologia” greca”.
Gli abbiamo chiesto “come può essere interpretato il tuo libro?” e così ci ha chiarito: “Amore segreto è una raccolta scritta dopo un lungo periodo di sofferta attesa a causa di una mia malattia. Poi il miracolo è arrivato una notte grazie proprio ad un dono di un “amore segreto”, che mi ha ridato la forza di tornare a vivere in questa vita che nonostante tutto è bella vivere. Nonostante Najaf, Baghdad, Al Qaeda, Beslan… Nonostante il sangue, la morte, la guerra. Certo in quei brutti momenti mi ha aiutato molto la preghiera e sapevo che un giorno qualcosa sarebbe cambiato, che il “miracolo” ci sarebbe stato… e così è stato. Se qualcuno mi chiedesse qual è la lirica che più ami? Non saprei rispondere, perché tutte, dalla prima all’ultima, hanno ragion d’essere. Dalla sofferenza “Degli aghi/ che a giorni alterni/ mi entrano nelle vene…” a “T’ho attesa in milioni di battiti/ accettando il compromesso del tuo silenzio”… a “ Non giudicarmi per il mio ostinato amore/ che si sveglia la mattina col pensiero di pensarti”. Insomma, questo “amore segreto” è una in mille Eos, Rahab, Spazia, Nemesi, Naiade… Al mare di Cartagine, Micene, Tetide, di Circe, Gaeta e Sperlonga. Al mio mare, alla mia luna e al mio vento che mi porto dentro da sempre. Al profumo del sud delle arance e dei limoni… “al giuoco d’acqua che mi lascia in dono la voce di Dio”.
Ed eccoci all’ultimo lavoro “Ordinate stagioni”, che viene presentato oggi in questa suggestiva e accogliente città, la località che sta dentro il cuore di questo grande scrittore, poeta, giornalista, nell’ambio della rassegna d’arte e poesia “Sapori di versi”.
Sul piano della scrittura risulta una raccolta di versi piena di metafore, segno di uno spirito creativo che si apre all’esterno con enorme slancio poetico. E’ un libro ricco di suggestioni in cui campeggia la significativa e amata figura della madre Linda.
Per diversi frangenti mi sono sentito di paragonarla alla mamma di Tommaso La Rocca, che abbiamo conosciuto grazie al suo pregevole libro “ Con gli occhi del dopo” (Suzil Edizioni), perché rappresenta l’autentico modello di mamma.
La donna che ti segue, che ti cresce, che davvero ti vuole bene!
Il testo di Leone si presenta con un perenne duetto tra la madre ed il figlio, come un inseguirsi e ricercarsi nella casa avita. Tutto sembra riportare alla memoria dei fatti e degli episodi familiari. E nella poesia “Preghiera in dialetto” Leone si rivolge così alla madre: “ Neppure la nostra casa sa dirmi dove ti nascondi per non farti trovare…” Ed ancora in “Piano secco di terra”, “ Madre d’altro tempo sei nell’intervallo del cielo dove ci siamo lasciati…” e in “Invito a chiamarti” i significativi versi “La tua voce è in cucina..” , per concludere con la struggente lirica “Nella casa divenuta adulta”, nella quale in modo intimo a lei si rivolge : “ Sappi….io non ho la tua pazienza mortale, nella casa divenuta adulta per chi resta s’apre una crepa, chi t’ascolta è testimone per caso.” .
La raccolta poetica si apre con la prefazione della poetessa Maria Luisa Spaziani, che interpreta le rime dello scrittore di Sperlonga: “Leggendo i versi commossi (aggettivo per difetto) che Leone D’Ambrosio dedica a sua madre, ho offerto all’amico poeta il massimo riconoscimento possibile:l’identificazione simpatica o simpatetica con quel suo sentire specifico. Mi ero messa, insomma, sulla sua stessa lunghezza d’onda, ritrovavo le ore della morte di mia madre, le sue parole erano le mie, a lampi sua madre era mia madre….
Nella poesia di D’Ambrosio si sente che la radice è profonda e inamovibile come quella della quercia.
Sia nomade, zingaro o fuggiasco il poeta che scrive non può mentire, come in parte si fa nella poesia d’amore, magari degradandosi in ricordo la fiamma originale. La base delle nostre esperienze e vicende personali è la memoria e se nei versi commossi di Leone D’Ambrosio ho ritrovato mia madre, è perché la poesia è come la preghiera, t’astrae da quello che è immediatamente esultabile e la morte non è che da considerare un momento in cui si parte per un viaggio senza sapere dove andiamo”.
Grazie caro amico del tuo prezioso e autorevole lavoro!!

Iscriviti alla Newsletter (16373)

[post-marguee]

 


Guarda anche...

Tommaso La Rocca e Saverio Vallone a Ferrara

“Dalla Bassa del Po alla pianura pontina“ è questa una possibile interpretazione della prima opera …