La nebulosa di Orione vista tramite una camera a infrarossi


Grazie a HAWK-I (High Acuity Wide-field K-band-Imager), una camera a infrarossi montata sul Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory) in Cile gli astronomi hanno potuto guardare ancora più a fondo nel cuore della Nebulosa di Orione.

Il risultato è questa immagine spettacolare che, nel rivelare masse planetarie e nane brune in quantità dieci volte superiore alle precedenti osservazioni, mette in discussione lo scenario finora accettato riguardo alla storia della formazione della costellazione di Orione.

La Nebulosa, visibile dalla Terra anche a occhio nudo – è vicinissima infatti, distando “solo” 1270 anni luce – si estende per 24 anni luce e si riconosce come una macchia al centro della cosiddetta Spada di Orione a sud, nell’omonima costellazione.

Amelia Bayo dell’Università di Valparaiso che fa parte del team di ricercatori così spiega l’importanza della scoperta: “Capire quanti oggetti di piccola massa si trovano nella Nebulosa di Orione è molto importante per affinare le attuali teoria sulla formazione delle stelle in generale poichè capiamo che il modo in cui si formano questi corpi a massa relativamente piccola dipende dall’ambiente circostante.”

Questa sequenza pubblicata da ESO permette di apprezzare la differenza di dettagli tra l’immagine della stessa porzione di cielo ottenuta con l’HAWK-1 rispetto a quella ricavata con una camera WFI montata sul telescopio MPG/ESO di 2.2 metri di diametro (fonte:ESO/H. Drass/Igor Chekalin. Music: Johan B. Monell (www.johanmonell.com)

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