TrentinoInJazz 2016: Sonata Islands Quartet plays Elvin Jones


Terzultimo evento del TrentinoInJazz 2016! La lunga rassegna volge al termine dopo sei mesi di programmazione: un calendario vastissimo che si concluderà l’11 dicembre. Domenica 4 dicembre il terzo di quattro nuovi appuntamenti della sezione TrentinoIn Jazzclub – ideata da Emilio Galante per coinvolgere alcuni club di Trento e della Valsugana – trasferitasi per l’occasione al Circolo SantaMaria di Rovereto fino alla fine del calendario autunnale. Sarà l’occasione di assistere a uno straordinario esperimento dedicato alla figura di Elvin Jones con Sonata Islands Quartet!

Sonata Islands in versione quartetto proporrà una trascrizione e reinvenzione dei capolavori del periodo Blue Note di Elvin Jones, fra fine anni ’60 e inizio ’70, quando il grande batterista collaborava con Joe Farrell, uno dei più influenti flautisti della storia del jazz. Naturalmente il motore dell’operazione è Ferdinando Faraò: musicista di frequentazioni internazionali, ha fra i suoi più recenti progetti la Artchipel Orchestra (Top Jazz 2012 come “Migliore Formazione Dell’ Anno”, secondo posto Top Jazz 2014), che ha suonato nei più importanti festival nazionali e ha collaborato con ospiti straordinari come Keith Tippett, Julie Tippett, Karl Berger, Ingrid Sertso, Adam Rudolph, Mike e Kate Westbrook.

Scrive Faraò di Elvin Jones: “Per renderci conto dell’influenza che Jones ha esercitato sulla storia della batteria jazz basta ascoltare il modo di suonare dei batteristi prima e dopo di lui. Sicuramente egli traccia una linea che ha determinato l’evoluzione di questo strumento, nel jazz e non solo. E’ un Maestro dal quale, a mio parere, non si può prescindere se si vuole suonare con una concezione moderna. La metafora più calzante che può spiegare l’immensità del suo modo di suonare è quella dell’oceano, l’oceano Elvin. Una forza della natura che sviluppa dinamiche e forme sempre diverse, cicliche ma mai ripetitive. Un equilibrio continuo di contrazione e di rilassamento assolutamente unico e inimitabile. E’ solido e al tempo stesso morbido, prende forme inaspettate, crea strutture poliritimiche fluide, elastiche, mai meccaniche e con dinamiche straordinarie. Il suo linguaggio trasforma la batteria in una vera e propria orchestra dove tutte le componenti fanno parte di un continuum espressivo senza separazione tra i diversi elementi, che tendono invece ad armonizzarsi completamente. Elvin Jones rappresenta un mare infinito nel quale per me è sempre dolce naufragare.”

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