Cinzia Leone in “Disorient Express” al Salone Margherita di Roma


Cinzia Leone in Disorient Express con Francesco La Mantia. Scritto da Cinzia Leone e Fabio Mureddu per la regia di Fabio Mureddu e Emilia Ricasoli. Fino al 19 febbraio al Salone Margherita di Roma.

Disorient Express non è la storia di un treno che non sa dove andare, è una fotografia di gruppo in cui ci siamo tutti e tutti abbiamo un’espressione visibilmente disorientata. Siamo disorientati, sì. Ci aggiriamo nel mondo con l’espressione di nonna nella foto di Natale, scattata dopo che l’hanno rimbambita cercando di farle ricordare i nomi di tutti e trentasei i nipoti. E come può non essere disorientata un’umanità travolta ogni minuto da un cambiamento? Come possiamo essere sicuri di noi stessi e della realtà che ci circonda se ad ogni notizia sentita in televisione possiamo trovare contemporaneamente la smentita su Internet? Come possiamo accontentarci anche solo di un lavoro qualunque, in un momento in cui, qualunque sia il lavoro non te pagano e il massimo che puoi farci è mettertelo nel … curriculum? Come possiamo rilassarci con lo zapping, se, anche potendo scegliere tra centinaia di canali, troviamo ovunque la stessa cosa: gente che canta o che cucina? Per raccontare tutto questo in uno spettacolo ho deciso di farmi disorientare anche io proprio mentre faccio lo spettacolo. Come? Io nello spettacolo sono proprio io, Cinzia e ho proprio la parte di un’attrice che fa uno spettacolo. Che spettacolo? Uno spettacolo contemporaneo, che viene aggiornato in tempo reale: proprio come avviene nei programmi in diretta, una redazione, costantemente connessa al mondo esterno, aggiorna e modifica gli argomenti e i contenuti dello spettacolo. Infatti, proprio mentre faccio lo spettacolo interviene un autore che, entrando in scena, mi informa che quello che ho appena detto è stato smentito da qualcuno o da qualcosa e che quindi bisogna dire o fare qualcos’altro. Vi sembra fico? A me no. È un delirio. In una realtà come questa, aggiornarsi significa smentire se stessi continuamente. L’autore, entrando e interrompendomi, mi costringerà, ogni dieci minuti, a cambiare lo spettacolo, passando da un monologo sulla crisi ad uno sul traffico; da un’assurda messa in scena di Romeo e Giulietta – con Garko nella parte di Romeo e le tette dell’Arcuri nella parte di Giulietta – ad un rito di esorcismo contro la Televisione che, diciamocelo, è diventata brutta, ma talmente brutta che può solo essere opera di Belzebù; dal personaggio di una povera signora che cerca di capire come fare a ricevere finalmente la sua pensione, alla conduttrice di un folle telegiornale in cui la stessa notizia viene data e contemporaneamente smentita. Credetemi sulla parola, la realtà vista così è destabilizzante e comica allo stesso tempo perché i cambiamenti e le contraddizioni continue la rendono invisibile.

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