Slivovitz

Slivovitz: l’intervista per “Liver”, il primo album live


I sette samurai del jazz rock napoletano ritornano a distanza di quasi due anni dalla release del fortunato “All You Can Eat” (MoonJune records) con “Liver”, il primo episodio della loro carriera ad essere registrato sul palco.

Slivovitz è un collettivo musicale che nasce nel settembre 2001 e da allora non ha mai smesso di suonare, muoversi, crescere, cambiare forma e direzione, sempre nelle armonie e melodie della musica strumentale correlata all’etno-jazz rock.

Nevrotici, inquieti, frenetici, mai statici, partendo da Napoli hanno suonato in tutta Italia per approdare anche oltre confine in Ungheria (Budapest Sziget Festival, Debrecem, Veszprem, Ocs …), Germania (Berlino), Spagna (Barcellona), Serbia (Nisville Jazz Festival, Belgrado) Croazia (Zagreb) e Austria (Mumyuha Festival Hochneukirchen).

La line-up si è evoluta nel corso degli anni. Attualmente, intorno al nucleo formato da Derek di Perri (armonica), Marcello Giannini (chitarra), Pietro Santangelo (sassofoni) e Riccardo Villari (violino), la band schiera: Vincenzo Lamagna (basso), Salvatore Rainone (batteria) e Ciro Riccardi (tromba).

Abbiamo intervistato gli Slivovitz per parlare con loro di questo nuovo album, un esordio in vinile pesato 180gr pubblicato dalla neonata etichetta napoletana SoundFly, già disponibile in preorder su Musicraiser.

Bentrovati sulle pagine di Radio Web Italia. Nel 2015 avete presentato ai nostri lettori All You Can Eat. A distanza di quasi due anni ritornate con il primo album live della vostra carriera. Direi di partire subito con una curiosità: da quale idea nasce la scelta del nome. Perché “Liver”?

DEREK – Alla fine è stato deciso di adottare questo titolo perché da una parte evocava immediatamente la natura “live” del disco, e dall’altra – trattandosi di un termine che in inglese significa “fegato” – rende in maniera altrettanto intuitiva l’idea di un’opera viscerale e diretta, come speriamo risulti l’album.

PIETRO – …e soprattutto rende in maniera diretta l’idea del “fegato” che ci vuole (e che ci si fa) nel fare musica al giorno d’oggi con una formazione così complessa!

A cosa si ispira l’artwork del disco?

DEREKL’artwork, realizzato dal bravissimo artista murale napoletano Centoottantanove, costituisce una variazione del ciuccio che compare in tutte le copertine dei dischi che finora abbiamo pubblicato. Il taglio dell’opera di Diego è volutamente stilizzato e tribale, in linea con quanto già accennato a proposito del titolo del disco, anche se l’eleganza del colore blu notte della copertina in qualche modo ne mitiga l’asprezza.

L’album è stato registrato il 27 maggio del 2016 alla Casa di Alex di Milano. Perché avete scelto questa location?

DEREKMassimo Cataldi e gli altri organizzatori della Casa di Alex hanno dimostrato attenzione per la nostra musica già in tempi non sospetti, e ci accolgono sempre con grande entusiasmo. Inoltre, come nelle altre occasioni in cui abbiamo suonato lì in passato, l’ingegnere del suono era Walter De Vercelli, che ha registrato live, tra gli altri, anche per gli Area. Di conseguenza, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello più strettamente tecnico c’erano tutti i presupposti per registrare un (auspicabilmente!) bel live.

PIETROAvevamo già avuto modo di sperimentare l’atmosfera della Casa e le doti di Walter nel gennaio 2014, anzi probabilmente presto potrebbe spuntare fuori qualche registrazione di quella session!

A proposito della serata di registrazione di “Liver”: c’è qualche aneddoto curioso che volete raccontare?

PIETRONon ho un ricordo “piacevole” della mia performance; ero teso perché avevo un’ancia terribilmente dura, sono sceso dal palco sicuro di avere suonato malissimo…

DEREKMi ha fatto molto piacere che sono venuti ad ascoltarci alcuni componenti della band “Not A Good Sign”, che è uno tra i più importanti gruppi prog italiani. In quell’occasione ci siamo detti che sarebbe molto bello poter organizzare qualche vento insieme, e speriamo che la cosa possa avere un seguito.

Cosa volete trasmettere attraverso questo album live?

PIETROCredo che la sensazione principale che cerchiamo di trasmettere in ogni nostro concerto sia l’imprevedibilità che per primi sperimentiamo durante l’esibizione.

DEREKAvevamo da tempo l’idea di registrare un album live, in quanto abbiamo sempre avuto la sensazione che in studio, anche nelle occasioni in cui abbiamo registrato in presa diretta (“Bani Ahead”) non fossimo ancora riusciti a trasmettere l’energia che mettiamo nei live. Speriamo di esserci riusciti in quest’occasione!

Quali sono le cose di cui andate fieri di “Liver”?

PIETROSono orgoglioso del suono finale del disco, missare un live è un’impresa non facile, non mi aspettavo che venisse così bene! Un pensiero speciale va a Fabrizio Piccolo che ci ha sopportati durante il mixing ed a Antonio Ruggiero che ha curato il mastering.

DEREKSotto il profilo della performance, la sezione ritmica “pompa” parecchio, e di ciò beneficia tutto il disco.

Quali saranno i vostri prossimi impegni?

PIETROCelebreremo l’uscita del disco insieme allo staff di SoundFly (la giovane etichetta napoletana che ci affianca in questa prima uscita discografica in vinile) con un live al Lanificio 25 di Napoli, poi a marzo faremo diverse date in Campania (Vitulazio, San Giorgio A Cremano, Baronissi etc) e da Aprile in poi ci concentreremo sul resto d’Italia, sia Nord (Milano Torino) che Sud (Calabria).

Grazie per la disponibilità. Lascio a voi qualche riga per lanciare un messaggio ai lettori di Radio Web Italia

PIETROUn grandissimo saluto ai lettori di Radio Web Italia, sperando che ascoltino presto il disco e che si divertano almeno quanto ci siamo divertiti noi a suonarlo ed a lavorarlo per loro!

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