Roberto Vecchioni in concerto all’Obihall di Firenze


La musica e la letteratura, riferimenti imprescindibili e componenti identitarie di Roberto Vecchioni, si fondono in un album, un libro e uno spettacolo che porta il professore/cantautore mercoledì 29 marzo all’Obihall di Firenze (ore 21 – biglietti posti numerati da 22 a 40 euro – prevendite www.boxofficetoscana.it – www.boxol.it – www.ticketone.it – info tel. 055.667566 – 055.6504112 – www.bitconcerti.it – www.obihall.it – #vecchionifi17).

Il disco, uscito lo scorso novembre insieme al libro “La vita che si ama” – dal quale lo spettacolo prende il nome – s’intitola “Canzoni per i figli” ed è un lavoro nel quale Roberto Vecchioni padre si racconta ai figli Francesca, Carolina, Arrigo ed Edoardo.

“Canzoni per i figli” racchiude nove brani molto amati del suo repertorio, tutti rivisti attraverso gli arrangiamenti di Lucio Fabbri: dai capolavori più conosciuti – “Figlia” e “Le Rose Blu” – a quelli meno noti – “Canzone da lontano” e “Un lungo Addio” – brani risuonati, ricantati e riconcepiti, sino a discostarsi, in alcuni casi, dall’originale come ad esempio nel brano “Quest’uomo”. A questi si aggiunge l’inedito “Che c’eri sempre”, poesia musicata scritta per la mamma.

E’ un lavoro acustico, scarno nel senso che rinvia alla scoperta dell’essenza delle cose, nel quale prevalgono la chitarra, il violino e il piano, con alcuni inserimenti di basso e batteria. L’impianto compositivo è classico, è quello della poesia accompagnata da uno strumento, quasi come se la voce matura e puntuale del cantautore si “appoggiasse” alla chitarra e al violino e gli altri strumenti costituissero un contorno.

Tra le sorprese, “Canzone da lontano”, delicata e tenera ninna nanna scritta per Francesca, tratta dall’album Montecristo ormai introvabile, la versione recitata di “Figlio figlio figlio” e l’arrangiamento nuovo di “Un lungo addio”, dedicata a Carolina.

I brani sono tenuti insieme da un filo narrativo che parte dal racconto del “mestiere” di padre, di quell’uomo che ha insegnato “la grandezza della malinconia”, sentendosi buffo e ridicolo nell’aspettare dietro la porta che i figli tornassero a casa (“Quest’uomo”) e si conclude con un ribaltamento dei ruoli perché quello stesso uomo diventa figlio e si rivolge alla madre con la canzone “Dimentica una cosa al giorno” e il monologo profondo e toccante “Che c’eri sempre”, commentato musicalmente dalla chitarra e dal violino.

Un’opera nuova, la colonna sonora perfetta per accompagnare la lettura di un libro pieno di memoria e di felicità, un’ouverture per percorrere attraverso l’ascolto in sequenza dei dieci brani la bellezza e la difficoltà di essere padre e di riscoprirsi infine figlio, perché, come scrive Vecchioni, “non si è felici nell’imperturbabilità, ma nell’attraversamento del vento e della tempesta”.

Sul palco dell’Obihall Roberto Vecchioni sarà accompagnato dalla “band storica”, costituita da Lucio Fabbri (pianoforte e violino), Massimo Germini (chitarra acustica), Marco Mangelli (basso) e Roberto Gualdi (batteria).

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