Crisi dei rifugiati nell’UE: “Il ricollocamento è un nostro dovere morale e politico”


Il dramma dei migranti che rischiano la vita per attraversare il Mediterraneo ha scosso l’Europa negli ultimi anni. L’impatto più forte è vissuto da paesi di frontiera come Italia e Grecia. Il ricollocamento può essere uno strumento per alleviare questa pressione. Entro settembre 160.000 rifugiati devono essere ricollocati verso altri paesi UE. Oggi i deputati europei hanno accusato i governi nazionali di tirare di proposito per le lunghe i trasferimenti di rifugiati.

In seguito a un aumento degli arrivi via mare nell’estate del 2015 l’Unione europea ha adottato due misure di emergenza per la ricollocazione di 160.000 rifugiati da Italia e Grecia. Nella plenaria di oggi i deputati europei hanno criticato gli Stati membri per non aver mantenuto l’impegno: solo 18.418 rifugiati sono stati effettivamente ricollocati (dati dell’11 maggio 2017). I deputati hanno anche sottolineato che il ricollocamento non risolve la crisi.

Jeroen Lenaers (PPE-Democratici e cristiani, Paesi Bassi) ha dichiarato che l’assenza del Consiglio dal dibattito è “una vergogna” e ha aggiunto: “Non sono mai stato favorevole alle quote obbligatorie ma nell’ultimo anno e mezzo abbiamo visto che il sistema volontario non funziona”.

Secondo la deputata belga Helga Stevens (Conservatori e riformisti) è ingiusto puntare il dito contro i paesi nordici: “Grecia e Italia non sono riuscite a organizzare il flusso di rifugiati”. Stevens ha anche aggiunto che le regole di Dublino, che indicano quale paese UE è responsabile del trattamento delle domande di asilo, non sono state rispettate.

“Una mancanza scandalosa di volontà politica” – Angelika Mlinar (ALDE, Austria) ha dichiarato: “Non è una questione di capacità, ma di volontà. E’ tempo che i paesi membri rispettino gli impegni che hanno preso.” Mlinar ha paragonato gli sforzi fatti dall’UE con quelli fatti da paesi come Giordania, Turchia e Libano che hanno accolto milioni di rifugiati.

Pochi sono i paesi che hanno mantenuto gli impegni: Malta e Finlandia. La deputata italiana Cécile Kyenge (S&D – Socialisti e Democratici) lo ha sottolineato e ha chiesto al Commissario per la migrazione Dimitris Avramopoulos cosa succederà all’arrivo della scadenza di settembre. Avramopoulos ha risposto che se gli stati membri non aumentano i ricollocamenti al più presto la Commissione non esiterà ha aprire la procedura di infrazione.

La deputata verde Ska Keller (Germania) ha salutato positivamente la volontà della Commissione di sanzionare gli Stati membri: “Non è una questione di capacità, si tratta solo di una mancanza scandalosa di volontà politica. Stiamo parlando di persone che fuggono da guerre e persecuzioni e di minori non accompagnati che si trovano da soli in campi profughi sovraffollati”. L’anno scorso 63.300 minori non accompagnati hanno chiesto la protezione internazionale. Il 57% delle domande è stato registrato in Germania.

“Il ricollocamento da solo non è abbastanza” – Un certo numero di deputati ha tuttavia evidenziato come il ricollocamento da solo non risolverà la crisi migratoria europea. “Un buon sistema di Dublino, regole comuni e percorsi legali sono necessari”, ha affermato Ska Keller. Cecile Kyenge ha dichiarato che “abbiamo bisogno di politiche che permettano canali migratori sicuri e legali, e politiche di integrazione nei paesi di ospiti”. La mancanza di una “vero e proprio sistema di asilo” è la preoccupazione di Angelika Mlinar.

L’italiana Barbara Spinelli (GUE/NGL. Sinistra europea) si è aggiunta al numero di coloro che chiedono più impegni rispetto al solo ricollocamento: “Per quanto riguarda l’Italia, nel 2015 e 2016 ci sono stati 5.049 trasferimenti dovuti al sistema di Dublino e 3.936 ricollocamenti. In altre parole, sono state trasferite in Italia più persone di quante siano state ricollocate in altri paesi”.

“Premiamo i comportamenti criminali” – I deputati sono stati anche critici sul ruolo di trafficanti e criminali. “Ogni richiedente asilo che arriva illegalmente tramite trafficanti dovrebbe essere rimandato indietro in un posto sicuro della regione di origine”, ha affermato Helga Stevens. Auke Kijlstra (ENF, Europa delle Nazioni) dai Paesi Bassi, ha puntato il dito contro le ONG “che lavorano coi trafficanti”. Secondo Zijlstra “non dovremmo ricollocare questi migranti perché così facendo premiamo un comportamento criminale”.

Alcuni parlamentari europei si sono mostrati critici verso l’immigrazione in generale. Il deputato ungherese non iscritto Zoltan Balczo ha definito l’immigrazione “un pericolo per l’identità dell’Europa” mentre Raymond Finch (EFDD, Regno Unito) ha detto che la risposta alla crisi migratoria definirà il futuro dell’Unione: “Vi invito a guardare all’interesse della vostra gente e delle vostre nazioni”

“Il nostro comune dovere morale e politico” – In chiusura del dibattito il Commissario Dimitris Avrampoulos ha appoggiato i commenti dei membri sulla necessità di solidarietà: “il ricollocamento è spesso ridotto a numeri, ma non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di persone che hanno bisogno di protezione. E’ nostro dovere morale e politico assicurare che ricevano questa protezione prima possibile in un modo che sia gestibile per l’Unione”

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