Biodiversità. Il CESE lancia l’allarme in un’estate contrassegnata da fenomeni meteorologici non abituali


Il CESE lancia l’allarme in un’estate contrassegnata da violente tempeste, frane e altri fenomeni meteorologici non abituali. Le molteplici proposte del CESE per proteggere meglio la natura non hanno finora avuto alcun riscontro da parte della Commissione o degli Stati membri. “Chiediamo ancora una volta alla Commissione e agli Stati membri di garantire un’attuazione rapida e coerente della strategia per la biodiversità, e in particolare delle direttive Uccelli, Habitat e Acque in quanto strumenti importanti per la tutela della diversità biologica”, ha dichiarato il membro tedesco del CESE Lutz Ribbe, relatore del parere sulla politica dell’UE in materia di biodiversità.

Natura 2000 – 20 anni di ritardo: il CESE invoca una dotazione di bilancio specifica
La rete Natura 2000 si basa principalmente sulla direttiva Habitat, con zone di protezione speciale per le specie ornitologiche ai sensi della direttiva Uccelli. Il suo scopo è salvaguardare specie animali e vegetali rare e preservare ecosistemi unici. Ebbene, questa rete avrebbe dovuto essere ultimata già nel 1995. Oggi, nel 2017, sono finalmente stati designati quasi tutti i siti Natura 2000 – che coprono circa il 18 % del territorio dell’UE – ma molti di questi siti non godono ancora di alcuna protezione giuridica permanente e solo circa la metà di essi dispone già di piani di gestione. “Questa è la prova dell’incapacità, o della pura e semplice ignoranza, dell’UE e di molti dei suoi Stati membri. Siamo ben consapevoli del fatto che l’UE si trova ad affrontare numerose sfide, quali la Brexit, la disoccupazione e il terrorismo – e noi stessi, in quanto rappresentanti della società civile, lavoriamo fianco a fianco con la Commissione per affrontarle. Tuttavia, non possiamo e non dobbiamo dimenticare che è dalla biodiversità che dipende il nostro sostentamento, e che il continuo saccheggio del nostro patrimonio naturale ci deruba di questa fonte di sussistenza”, ammonisce Lutz Ribbe. Secondo il CESE, uno dei motivi principali del ritardo nel conseguimento degli obiettivi originari consiste nel finanziamento dei siti Natura 2000, che proviene quasi esclusivamente dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). “In questi due fondi, Natura 2000 si trova a competere con molti altri progetti, ragion per cui in molti casi la protezione della natura finisce per soccombere. Noi abbiamo sempre messo in guardia contro questo conflitto di interessi, e oggi chiediamo nuovamente alla Commissione di approvare in tempi brevi una dotazione di bilancio supplementare per Natura 2000, con un calcolo preciso dei costi come punto di partenza”, osserva ancora il relatore del CESE. Gli esperti stimano in circa 10 miliardi di euro il fabbisogno finanziario annuale, destinato in particolare a indennizzare i proprietari per le perdite subite o a pagare servizi speciali. Come affermato chiaramente dal CESE, “la protezione della natura è un bene pubblico e non deve aver luogo a scapito dei proprietari dei terreni”.

La biodiversità è un tema trasversale: la riforma della PAC deve tenerne conto
Gli agenti impollinatori, i decompositori e molte altre specie non possono essere protetti se ci si concentra esclusivamente sulla designazione dei siti protetti. La biodiversità deve essere integrata anche in altre politiche, e in particolare in quelle riguardanti l’agricoltura. È infatti il settore agricolo a esercitare la pressione più forte sugli ecosistemi terrestri, come sottolineano giustamente la Commissione e il Consiglio. “Di conseguenza,”, spiega Ribbe, “noi speriamo vivamente che la revisione intermedia delle ‘aree di interesse ecologico’ e l’imminente riforma della politica agricola comune (PAC) si concentreranno anche sul raggiungimento degli obiettivi in materia di biodiversità”.

Ma non è solo nella politica agricola che si riscontrano incoerenze: un’attuazione carente e una mancanza di azione concertata si osservano anche in altre politiche europee. A giudizio del CESE, la tutela della biodiversità è paragonabile alla protezione del clima, in quanto anch’essa dev’essere presa in considerazione in tutte le politiche dell’UE. Non si tratta “soltanto” della conservazione di specie animali o vegetali: la tutela della biodiversità assicura le basi stesse del sostentamento umano e dovrebbe pertanto costituire un tema trasversale.

Il CESE sottolinea infine come, in materia di biodiversità, nell’UE non vi sia affatto penuria di leggi, regolamenti, dichiarazioni politiche e raccomandazioni. “Il problema vero è che tali disposizioni non vengono applicate. L’intero quadro normativo non vale la carta sul quale è scritto fintantoché non viene tradotto in azioni concrete”, conclude Lutz Ribbe, osservando che “la Commissione ha gli strumenti e i mezzi, anche nel quadro del semestre europeo, per incoraggiare gli Stati membri a tener fede ai loro obblighi. Per noi, questa situazione fallimentare è un chiaro sintomo della mancanza di volontà politica e di cooperazione da parte della Commissione e degli Stati membri”.

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