Un Ponte di grandi eventi alla Fondazione Magnani-Rocca


Dal 28 ottobre a mercoledì 1 novembre (lunedì chiuso) alla Fondazione Magnani-Rocca vengono eccezionalmente riaperti ai visitatori gli armadi che custodiscono testimonianze importanti e oggetti preziosi del fondatore Luigi Magnani (1906-1984) e della sua famiglia, rendendo omaggio all’affascinante storia privata di un uomo dal colto e raffinato gusto artistico che dedicò la sua eclettica collezione alla memoria del padre Giuseppe, grande proprietario terriero e imprenditore caseario, e della madre, la nobildonna Eugenia Rocca di Chiavari, nipote di papa Benedetto XV.

La storia della Villa e del suo proprietario si intrecciano con quella degli amati genitori, delle sorelle Ada e Lisetta, morte entrambe ventenni di tubercolosi, e di illustri personaggi del mondo della cultura, dell’aristocrazia colta e dell’arte. Al piano superiore della Villa si trovano i guardaroba a muro di fine Ottocento, celati dalla boiserie ad ante laccate di bianco, che venivano utilizzati per ordinare gli abiti di famiglia, i raffinati accessori, i corredi e tanti preziosi ricordi.

Sarà così possibile rievocare gli splendori dell’alta società grazie al ricco abito in pizzo nero degli anni Trenta che la signora Eugenia indossava quando era ricevuta a corte dalla regina Elena di Savoia, di cui era dama di compagnia. Ancora attuale risulta il prezioso abito da ballo in tessuto arricciato con fili in oro degli anni venti, indossato da Ada, una delle sorelle di Luigi, fra le prime donne in Italia ad adottare il taglio di capelli a la garçonne. Di Luigi Magnani è esposto anche il frac per le serate di gala e il cappello a cilindro, realizzato a Parigi negli anni Quaranta, che riporta all’interno le sue cifre.

A svelare i gusti di un tempo ci sono anche gli accessori (collane, cinture, borsette, guanti) provenienti dalle più rinomate case di moda dell’epoca, tra cui spicca per la pregevole manifattura l’ombrellino Belle Epoque in pizzo nero e manico in ebano intagliato, oltre alla collezione di vezzosi cappellini che ripercorrono un lungo periodo di storia del costume con modelli dagli anni Venti agli anni Sessanta, che Donna Eugenia commissionava in via Condotti a Roma.
Completano la raccolta per la preziosità della fattura e dei tessuti i magnifici servizi da tavola e i corredi ricamati e cifrati fra Ottocento e Novecento, utilizzati dagli ospiti della Villa, come Margaret, sorella della regina Elisabella d’Inghilterra, Giorgio Morandi, Eugenio Montale; di Montale è esposto anche uno dei rarissimi dipinti del grande poeta Premio Nobel, con la passione per l’arte e la musica, amico fra i più cari di Luigi Magnani.
La visita comprende anche la Camera da letto di Luigi Magnani, dove è protagonista il meraviglioso letto Impero coi preziosi bronzi dorati raffiguranti le quattro stagioni.

In 200 opere la storia della Pubblicità in Italia – La mostra presso la Fondazione Magnani-Rocca – “Pubblicità! La nascita della comunicazione moderna 1890 – 1957” – è l’occasione per immergersi nella storia del magico mondo della Réclame.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, per le strade delle città italiane – in un Paese che si stava aprendo alla modernità – fanno la loro apparizione i primi manifesti pubblicitari, eccezionali strumenti di promozione di nuovi, dinamici stili di vita, con l’introduzione dell’illustrazione come strumento persuasivo e spiazzante per novità e per fantasia. Da allora, quei grandi e bellissimi fogli colorati, dal fortissimo impatto visivo, avrebbero caratterizzato gli spazi urbani, divenendo veicolo di creatività ed espressione artistica per grandi illustratori.

La storia della Réclame in Italia ha il suo punto di partenza nei manifesti di Giovanni Mataloni di fine Ottocento, alcuni anni dopo la rivoluzione impressa a Parigi da Toulouse-Lautrec con l’affiche per il Moulin Rouge (1891), tinte piatte, ispirazione giapponese.

La pubblicità da allora diventa comunicazione a sé stante fatta di seduzione, a metà tra arte e industria; diventa linguaggio basato sulla rapidità che piacerà ai futuristi.

Un mondo di desideri che ha visto artisti nascere pittori e diventare illustratori di fama all’ombra di imprenditori come Giulio Ricordi a Milano e Edmondo Chappuis a Bologna, che hanno creato stabilimenti tipografici per sviluppare la fabbrica della comunicazione.

Alla Fondazione Magnani-Rocca sono esposti manifesti di grandi classici come Dudovich, Cappiello, Hohenstein, Metlicovitz, Codognato, Sepo, grandi e coloratissimi, emblemi del Liberty e del Déco, con le loro forme tipografiche studiate per l’occasione, caratteri di stampa che sono diventati marchi di fabbrica ancora oggi in uso. La mostra – a cura di Dario Cimorelli e Stefano Roffi, aperta fino al 10 dicembre – ha la caratteristica particolare di stabilire un nesso diretto tra il momento della creazione, quindi il bozzetto a matita o acquerello, e la sua realizzazione finale a stampa cromolitografica, ed esplora il percorso formativo di alcuni maestri dell’Illustrazione, mostrando passaggi inaspettati e aiutando a identificare meglio le figure degli illustratori nella loro evoluzione: ad esempio, un Erberto Carboni quasi orientalista negli anni Venti per i «profumi di lusso Opso di Parma», disegnerà nel 1954 per Barilla il manifesto della gallina e della «vera pasta all’uovo con cinque uova per chilogrammo», stilizzata come si faceva in quegli anni.

Altra figura fondamentale è quella di Marcello Nizzoli, di cui vengono presentati divertentissimi bozzetti fatti quasi per gioco negli anni Venti inseguendo delle ipotesi di pubblicità: per un insetticida (con uno scarafaggio trafitto da una mano-freccia); per un barattolo di sardine, con i pesciolini che fanno a gara a infilarcisi; per un profumo, per un gioiello, fino ad arrivare ai bozzetti del Campari, vere e proprie opere d’arte o del Vov, una pubblicità in picchiata come un volo futurista.

Diverse le sezioni della mostra: quella sulla celebrazione della Patria, con manifesti di Duilio Cambellotti; sui giornali d’epoca, dal Resto del Carlino celebrato da Hohenstein al Giornale d’Italia di Bompard; sulla moda, con le splendide e geniali opere di Dudovich, che raffigurò le elegantissime signore della Belle Epoque, anche in atteggiamenti seducenti come nei manifesti per il liquore Strega e per il bitter Campari. La seduzione in assoluto è quella di Plinio Codognato, che “spacca l’obiettivo” con un primo piano di femme fatale contornata di calici di spumante. Fino ad arrivare al linguaggio del dopoguerra, alla nascita delle agenzie di pubblicità, ai messaggi di Armando Testa all’insegna dell’immediatezza e della sintesi più ardita, con una concessione a un Giuseppe Verdi testimonial per un noto liquore.

La mostra, fra gli altri contributi, si avvale della collaborazione col prestito di un importante numero di bozzetti originali di Carboni, Nizzoli, Testa, Sepo del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di Parma, e di manifesti d’epoca del Museo nazionale Collezione Salce di Treviso, della Civica Raccolta delle Stampe ‘Achille Bertarelli’ del Comune di Milano, della Collezione Alessandro Bellenda – Galleria L’Image, Alassio.

Esposto a Mamiano il Bacon della Collezione Barilla – Il mito di Francis Bacon (Dublino 1909 – Madrid 1992) raggiunge la Fondazione Magnani-Rocca: il celebre dipinto di Bacon Two Americans del 1954, appartenente alla Collezione Barilla di Arte Moderna, viene infatti esposto fino al 10 dicembre accanto ai capolavori di ogni tempo raccolti da Luigi Magnani nella Villa di Mamiano.

Un mito che ha forse conosciuto l’apice quando, pochi anni fa, il suo trittico Three Studies of Lucian Freud del 1969, battuto in un’asta di Christie’s a New York, divenne il quadro più pagato della storia, superando il precedente primato che apparteneva a L’Urlo di Munch.

“Anch’io quell’opera la consideravo difficile, l’ho un po’ subita, ma poi col passare del tempo, l’ho capita sempre più profondamente, me ne sono innamorato…” confessa Pietro Barilla nelle pagine di un’intervista solo cronologicamente impossibile redatta da Francesco Alberoni a cento anni dalla nascita del grande industriale.

L’opera che inizialmente turba il patron della Barilla, ma di cui, in seguito, subisce la malia è proprio Two Americans di Bacon, acquistata nel 1968 per arricchire ulteriormente la sua collezione privata pensata per condividere e rendere fruibile l’arte in quanto esperienza migliorativa di vita, a partire dagli ambienti di lavoro stesso che disseminerà di dipinti e sculture.

Per questo dipinto è difficile non avvalersi delle parole di Lewis Carroll intente a descrivere la sparizione del gatto in Alice nel paese delle meraviglie: “e questa volta svanì molto lentamente (.) finendo con il sogghigno, che rimase per un po’ quando già tutto era sparito”.

Informazioni generali e Visite guidate – Nei giorni del Ponte aperto sabato 28, domenica 29, martedì 31 ottobre e mercoledì 1 novembre. Chiuso lunedì.
Orario: 10-19 (la biglietteria chiude alle 18); 10-18 martedì 31 ottobre.

La visita agli armadi, alla mostra Pubblicità! e al capolavoro di Bacon può essere effettuata liberamente acquistando il normale biglietto d’ingresso.
È altresì possibile effettuare la visita agli armadi con guida specializzata limitatamente al periodo 28 ottobre – 1° novembre 2017 (lunedì chiuso), in abbinamento alla visita guidata alla mostra Pubblicità! e al Bacon.
Le visite guidate sono programmate sabato 28 ottobre alle ore 15.30 e 16.00, domenica 29 ottobre e mercoledì 1 novembre alle ore 11, 11.30, 15.30, 16.00, 16.30; martedì 31 ottobre alle ore 15.30. È possibile prenotare via mail a segreteria@magnanirocca.it; oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti.
Costo guida ? 5,00 oltre al biglietto d’ingresso, durata circa 100 minuti.

Fondazione Magnani-Rocca
via Fondazione Magnani-Rocca 4, 43029 Mamiano di Traversetolo – Parma

Newsletter


Guarda anche...

Parma Concerto Epifania

Concerto dell’Epifania con I Musici di Parma

Un concerto in un luogo straordinario per sacralità ed arte che passo dopo passo sta …