“Dì che ti manda Picone” con Biagio Izzo e Rocío Muñoz Morales al Teatro Ambra Jovinelli di Roma


“Dì che ti manda Picone” per la regia di Giuseppe Miale Di Mauro con Biagio Izzo e Rocío Muñoz Morales e con Mario Porfito, Lucio Aiello, Agostino Chiummariello, Rosa Miranda, Antonio Romano, Arduino Speranza, Angela Tuccia, dal 23 novembre al 3 dicembre al Teatro Ambra Jovinelli di Roma.

Nel 1984 uscì il film diretto da Nanni Loy, Mi manda Picone, che raccontava la storia di un operaio dell’Italsider di Bagnoli che per protestare contro la chiusura della fabbrica si diede fuoco davanti al consiglio comunale sotto gli occhi della moglie e del figlio piccolo. Nel 1984 io avevo 9 anni e molto probabilmente il film non lo vidi nemmeno (ho poi recuperato crescendo) ma ricordo perfettamente che nella mia famiglia quando c’era da fare qualche incontro importante o qualche faccenda delicata, si diceva: «Di’ che ti manda Picone».Per anni mi sono chiesto chi fosse quel fantomatico Picone, che solo a nominarlo come faceva Giannini nel film rilasciava crediti e possibilità, poi con il tempo ho capito cosa voleva dire quella frase. Così, quando mi hanno chiamato per curare la regia di questo testo che partendo dal film racconta che fine ha fatto quel bambino che ha visto il padre scomparire inghiottito dalle fiamme, ho fatto un tuffo nella mia infanzia. In quell’universo in cui i bambini si isolano e creano il loro mondo personale. Come Antonio Picone, alias Biagio Izzo, che ormai adulto si isola nella vecchia casa di famiglia e vive nel ricordo di un padre andato via troppo presto. Intanto si è fidanzato e ben presto scoprirà che la sua donna aspetta un bambino. Ciò vorrà dire assumersi delle responsabilità, diventare adulto. Ma Antonio Picone vuole restare bambino, così convinto che crescere voglia dire solo farsi il sangue amaro e ascoltare verità che non gli piacciono. Purtroppo per lui un nugolo di personaggi subdoli e spietati invaderanno la casa – isola del povero Antonio e lo condurranno nella piaga sociale di una politica fatta di raggiri e inganni. E il bambino, orfano di un martire del lavoro, sarà costretto a diventare adulto e scegliere da che parte stare nel mondo vero. Il percorso che porterà a questa scelta sarà fatto di amore, tante risate, ricordi, esami di coscienza e prese di posizione. Alla fine Antonio farà la sua scelta. E proprio come succedeva nella mia famiglia, anche in questa ci sarà chi gli sussurrerà quella fatidica frase: «Di’ che ti manda Picone».

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