Kerouac: online il video di “Rifugio”

foto Matteo Franceschi - grafica Thomas Iuliano

E’ disponibile su Youtube “Rifugio”, il primo singolo di Kerouac, giovane cantastorie metropolitano che scrive canzoni fluttuanti nella nebula inquieta e digitale del presente, là dove il futuro è incerto e la malinconia è un’occasione di fervida immaginazione, come fuga o denso svelarsi della realtà. Tutte caratteristiche sintetizzate nel disco di debutto “Ortiche” in uscita il 16 febbraio per Granita Records / Ocarina Live.

“Rifugio” è accompagnato da un videoclip girato da Michele Piazza di Tofufilms che fa da perfetto contraltare visivo alle atmosfere della canzone e dell’intero disco.

“Il videoclip di ‘Rifugio’ – racconta Kerouac – esplora, rincorre, cattura alcuni momenti di solitudine negli aperti spazi di una campagna gelida, acerba, silenziosa, l’isolamento percettivo nel fragore di una festa, l’abbandono di un cuore sfitto, che brucia un mazzo di fiori, bouquet d’amore e assenza. Il rifugio è una nebbia invisibile che attutisce ogni colpo, accarezza ogni aspirazione, placa tutte le ferite. Il rifugio è dentro e il dentro colora il fuori, delinea una presa di posizione, si assume a carattere, attitudine. Diventa sensatezza, impegno, azione. Luogo perfetto, sogno indiscreto che equilibra il sonno, risveglio potente, grazie al quale ogni giorno non ha paura di esistere.”

“Rifugio” è la traccia di apertura di “Ortiche” ed evidenzia da subito la scelta sonora – ottenuta grazie alla produzione di Andrea Gallo – di ibridare i brani nati da una chitarra acustica e da una manciata di fogli bianchi con forme elettroniche di matrice hip-hop, trap e urban, fra beat bassi e profondi e arcuate strutture melodiche che accrescono notevolmente la forza evocativa dei testi.

“Ortiche” è un concept-album politico, racconta con toni drammatici e spesso volutamente espressionisti la presa di coscienza del mondo da parte di un un ragazzo, mescolando la rabbia verso le ingiustizie, l’amore che isola e annienta per una ragazza dai capelli viola, una dolce amarezza come un ossigeno plumbeo che si respira ovunque, il disincanto e l’impotenza di fronte alla pervasività del potere.

Ogni canzone contribuisce a tratteggiare uno scenario che unisce immagini galattiche, apocalittiche, preistoriche, atomiche e suburbane su un palcoscenico dove sia chi canta sia chi ascolta può proiettare liberamente i propri personaggi, la propria trama e le proprie emozioni.

Ortiche” è un disco dove gli angeli hanno le ali di cartone, le panchine sono state tolte dai parchi e l’intensità di ogni singola traccia esplode come “un’autobomba che brucia in una città vuota”.

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