Taormina come Los Angeles: emozione e incetta di applausi per Igor Maltagliati e il suo “TuttoLiscio”

Foto di Marta Gambazza

Se perfino Maria Grazia Cucinotta, siciliana doc, in una famiglia tutta romagnola – seppur solo cinematografica – ci ha lasciato il cuore, deve esser proprio stato amore a prima vista. Senza se e senza ma.
Dopo una emozionata Nicole Kidman, che a Taormina riceve l’Art Award, e ringrazia per il tempo che il suo pubblico le dedica (su quel palco e in tanti anni di luminosa carriera), sul grande schermo del Festival  spazio e occhi sono puntati su TuttoLiscio, ultima, delicata opera di Igor Maltagliati.

Storia che fa non solo rima con una regionalità tutto sommato di copertina, ma diventa un amorevole pretesto per raccontare, sì, di radici e tradizioni che non devono incanutirsi e impolverarsi sotto la coltre del passato e in nome di una deperibile modernità; ma, anche, per entrare nelle maglie di legami, relazioni, cuori e batticuori casalinghi sovrapposti e scambiabili, tra casa e pista da ballo.

Prima di esordio a Los Angeles, poi proiezione riminese; e, a seguire, presentazione romana al Nuovo Cinema Aquila, accogliente come un salotto di casa, nonostante il numeroso pubblico; dove il grande schermo quasi emana poesia tattile , palpabile, nella quale si respira odore di caffè torrefatto, di sugo sul fuoco; ove si percepisce il caotico disordine di un’adolescente ai primi amori e nel rapporto con la madre. Insomma: ci sembra di stare in famiglia. Per la tenerezza del racconto che ci apre le porte di un normale quotidiano, quelle delle difficoltà del lavoro, di momenti professionali che rischiano declino e viale del tramonto. Ci si ritrova fra i corridoi di quell’appartamento, tinello, bagno e cucina; cinti da mura che abbracciano ansie, gioie, paure.
La tavolozza di colori almodovariani nulla toglie alla cifra stilistica ben riconoscibile di Maltagliati, al suo spessore, alla sua toccante sensibilità, all’empatia che avvinghia la sala.

Senza scomodare – di nuovo – rimandi ad Almodovar o a Fellini , è sottile e affettuoso l’ omaggio a entrambi: ai colori dell’ uno e ad alcuni accenni di atmosfera dell’altro; arrivando a lasciar aspirare, a intermittenza, la leggerezza tenera di Troisi.
TuttoLiscio (con un cast TuttoGiusto!) è il sussurrato e tenero affresco di una Italia nostalgica, di un mondo educato e perbene, nonostante lustrini e paillettes, intriso di valori positivi effusi senza cattedratico buonismo; ritmo misurato, movimenti e dialoghi senza eccessi e… così attraentemente normali, tratteggiati dall’ appeal della semplicita. Mai banale.
Un film che profuma di amicizia, di generosa complicità, che odora di pulito. Nei tempi e soprattutto nei modi. Così ben concepito da aver fatto centro persino nel cuore del difficilmente penetrabile star system.
Non un mero tributo alla Romagna o ai Casadei (imperdibile cameo e parte della colonna sonora).
Ma la Romagna come scusa bella e buona per trasformare in letteratura la cronaca narrativa di questi ultimi decenni.
Per raccontare, oggi, una volta di più, la danza dell’animo umano, il ballo dei sentimenti, in ogni epoca. E rassicurarci che, in fondo, se tutti ce la mettiamo tutta, va e andrà sempre Tutto Liscio.

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