Dopo “Milano mi sono persa”, “Cloro” e “Spritz Campari”, ecco “Milano Bergamo” il nuovo brano di Mietta (Dafra Music, distribuzione Artist First), già disponibile in digitale (ascolta su Spotify) e in rotazione radiofonica da venerdì 23 luglio, il videoclip ufficiale on line da mercoledì 21 luglio.
Mietta racconta così il brano, scritto da Karin Amadori, Valerio Carboni e Vincenza Casati e prodotto artisticamente e arrangiato da Valerio Carboni: “Io ho sempre spaziato tra i generi più diversi sentendomi rimproverare che non avevo una mia identità.
Adesso, paradossalmente, dopo tanti anni di carriera ho vinto io: una cifra mia che mi identifica ce l’ho e anche ben precisa: quella di non essere legata ad un genere!
Per questo, con felicità, negli ultimi mesi ho registrato brani “contemporanei”, come gli ultimi singoli usciti, che rappresentano un ulteriore nuovo stile col quale fare i conti. Brani difficilissimi da scrivere perché diversamente da altri brani di altri periodi storici, questi non sono destinati all’impegno sociale o a commuovere, ma destinati alla leggerezza, che ha pur sempre del valore.”
“’Milano Bergamo’ è un brano concepito per dar spazio alla leggerezza che ha sempre il suo valore -prosegue Mietta -. Le radio dettano e cambiano i gusti musicali del grande pubblico, non per una sorta di capriccio o esercizio del potere ma perché spesso riescono a percepire il bisogno di una popolazione ancor prima degli artisti.
Il mio mestiere (perché di mestiere si tratta!) consiste nel trovare continui equilibri tra il mettersi al servizio del pubblico e fare ciò che mi piace. In questo periodo storico le canzoni più amate e trasmesse non sono né quelle sul sociale, nè quelle tese a commuovere (e ci sarà pure un perché che non sta a me spiegare) ma quelle per distrarsi.
Anche spiegare ‘Milano Bergamo’ non sarebbe corretto come del resto non ho mai amato “spiegare” una canzone. Ha un ritmo travolgente e un testo che parla di una relazione a distanza, di pendolarità.
Gli autori sono stati fantastici riuscendo a rendere il testo non troppo esplicito ne didascalico in modo tale che ognuno ci possa ritrovare le emozioni e l’epilogo che preferisce.”