L'ultima ruota del carro
L'ultima ruota del carro

Veronesi: ''Mio film è la bella storia di una persona perbene''


“Me trovo qui a gestì ‘na cosa più grossa de me”. Ernesto Fioretti non usa troppi giri di parole. E’ lui la fonte di ispirazione del nuovo film di Giovanni Veronesi, ‘L’ultima ruota del carro’, che stasera apre Fuori Concorso l’VIII edizione del Festival di Roma. E che riporta il cinema italiano a confrontarsi con il periodo più glorioso della sua commedia: “Non ho mai nascosto il mio amore verso la commedia di Scola, Monicelli, Risi perché credo che ancora oggi sia il metodo più efficace per raccontare il nostro paese”, dice il regista. Che porta sullo schermo la vicenda di un uomo qualunque, attraverso quasi 50 anni di storia d’Italia.
“Un film che racconta molte cose -spiega il protagonista Elio Germano- l’amore e l’amicizia, ma anche disgrazie e sofferenze, affiancando i vari contesti storici e indicando in quale direzione stia andando il tempo, dando risalto a quelle scelte apparentemente ingenue, non furbe, che a distanza di tanti anni ti fanno capire quanto abbiano influito per farti accumulare una ricchezza, non materiale, che nessuno potrà scalfire”, sottolinea Germano, nel film al fianco di Alessandra Mastronardi (la moglie Angelina) e Ricky Memphis, che veste i panni dell’amico del cuore Giacinto.
“E’ il film dove ho inventato meno in tutta la mia carriera, ho fatto il sarto -spiega ancora Veronesi- Mentre Ernesto mi raccontava la sua storia, era come se riuscissi a vederla davanti ai miei occhi”. E tutto è nato al ritorno da un viaggio a Fabriano, nel periodo in cui il tuttofare Ernesto faceva l’autista di produzione: “Il maglione che indosso oggi me lo ha regalato Giovanni quel giorno lì. Ma il film è nato dopo, qualche ora più tardi, quando in macchina mi ha chiesto di raccontargli la mia storia”, spiega Fioretti (che nel film diventa Marchetti).
“Dopo la sosta in un autogrill -racconta Veronesi- il commento di Ernesto fu ‘ammazza Giovà, amo magnato peggio de quanno facevo er cuoco all’asilo nido…’. Come il cuoco d’asilo?!?, ribattei io. E a quel punto pretesi che mi raccontasse la sua storia, la storia di un soldato semplice, di un uomo onesto che rimane fedele ai propri principi, e anche alla moglie”. “Angela -chiarisce Mastronardi- è una sorta di filtro tra Ernesto e gli eventi. E la storia che portiamo sullo schermo è quella di una coppia vera, che la sera prima di addormentarsi si racconta”.
L’Italia dei concorsi corrotti, dell’omicidio Moro, dei mondiali ’82, dell’utopia ‘socialista’ e di Tangentopoli, di Berlusconi, ma soprattutto la Roma dei campetti di periferia, dei litorali desolati e poetici, degli artisti e dei proletari, dei ricchi e dei cinematografari: “Volevamo riscoprire quel modo di fare commedia, in un certo modo popolare -dice ancora Germano- mettendo al centro del racconto la storia di una persona normale, non di un boss o di un criminale, o di un eroe. La nostra nazione poi ci mette di fronte a questi paradossi, dove non sai se ridere o piangere, e professionalmente ho avuto la possibilità di lavorare su vari registri, anche attraverso le varie età del personaggio. Prendendo il bello dei racconti che mi ha fatto Ernesto”.
Il protagonista nel film è tappezziere, cuoco d’asilo e trasportatore: lavoro, quest’ultimo, che lo porterà a frequentare un grande pittore della scena italiana e internazionale degli anni ’80 e ’90, interpretato da Alessandro Haber: “E’ stato proprio lui a dirmi di chiamare Mimmo Paladino -racconta Veronesi-. Il pittore mi ha chiesto di incontrarci: sono andato a Benevento con Ernesto, ed entrando nello studio di Paladino ho avvertito da subito la sensazione di avere a che fare con un artista straordinario”.
“Le opere che si vedono nel film, tutte -prosegue il regista- sono le sue dell’epoca e in più ha realizzato alcune tele – come quelle con gli uomini neri – appositamente per il film. In forma del tutto gratuita. L’amicizia che raccontiamo nel film tra il protagonista e il Maestro è anche questa figlia dei racconti di Ernesto, che diventando il trasportatore ufficiale di quei quadri, portandoli nelle ville e nelle case delle persone più ricche d’Italia, riuscì ad affezionarsi a quelle opere magari senza capirle, ma semplicemente per il tempo che ci trascorreva insieme, condividendo con esse dei viaggi lunghissimi”.
Prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci insieme alla Warner Bros., il film arriverà nelle sale il 14 novembre in circa 350 copie. Accompagnato dalla colonna sonora firmata interamente da Elisa: “Era un grande sogno nel cassetto quello di fare una colonna sonora intera, equiparabile a quello di un bambino che vorrebbe mangiare una torta intera”, dice la cantautrice, che conclude: “Mettersi al servizio di una storia così è stato davvero affascinante”. La bella storia di una persona perbene, “che quando morirà non riceverà da nessuno una medaglia: io gli ho voluto dare la mia, facendo questo film, perché mi piace l’idea di raccontare le vicende di una persona normale”, dice ancora Veronesi. (fonte Adnkronos/Cinematografo)

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