Brother Strut
Brother Strut

Brother Strut: l’album di debutto ‘First Strut Is the Deepest’


Brother Strut, definirli una band Funk-Soul è riduttivo perché stiamo parlando di 6 musicisti professioni dal talento riconosciuto e noto che si sono riuniti e hanno scelto di suonare, giocare, palleggiare, divertirsi con le note musicali.
Tutto nasce da Stevie Jones che dopo anni passati ad arrangiare canzoni pop per soddisfare il mercato delle case discografiche interessate solo a successi tout court penalizzando la credibilità e la visione a lungo termine, ha deciso di immergersi in un progetto PRESTIGIOSO E SCHIETTO, guidato esclusivamente dal suo amore per il Funk, il Blues e la Soul Music soprattutto americana degli anni ’60 e ’70, non lesinando di sottolineare che fosse un antidoto per la musica di X-Factor. Lui detestava il principio di essere famosi per qualsiasi cosa, a prescindere, solo per il fatto di essere sul mercato e sapeva che voleva fare musica pura con musicisti maestri e intimi conoscitori del suono delle note. Con questi concetti in testa, Stevie Jones ha cercato i migliori musicisti Funk del mondo per realizzare l’album. Ci è notevolmente riuscito reclutando Steve Pearce (basso), Frankie Tontoh (batteria), Otha Smith (chitarra elettrica), Melvin Duffy (pedali e chitarra elettrica) e Andrew Murray (piano).
Non solo ognuno di loro ha suonato molti brani e album di successo, ma ha addirittura lavorato per qualche nome che farà sobbalzare dalla sedia. Stiamo parlando di artisti del calibro di Van Morrison, Stevie Wonder, Herbie Hancock, Madonna, Elton John, Sting, George Michael, Robbie Williams, Level 42, Amy Winehouse, George Michael, The Temptations, Phil Collins, The Supremes, Ramsey Lewis, Tina Turner, UB40, KT Tunstall, Joe Cocker, Christina Aguilera, Alicia Keys, Leona Lewis. Insomma, questi musicisti, messi insieme, tra singoli ed album hanno venduto letteralmente oltre mezzo miliardo di copie a livello mondiale.
Stevie Jones li ha riuniti per giocare una partita senza le regole imposte dal mercato delle grandi case discografiche e delle Hit Radio, perché Jones è ben consapevole che nel 2013 le persone scoprono la nuova musica con i proprio occhi e le proprie orecchie.

Ecco che ai 6 musicisti, felici come dei ragazzacci per essersi trovati insieme a suonare, interessa solo LA MUSICA. A sentire l’intero album, si capisce che scompare totalmente il concetto di EGO e compare un senso del tutto, un amore per la musica che fa giocare la squadra l’uno con l’altro, ammirandosi a vicenda, facendo diventare quel sax, quel basso, quella batteria, quel piano e quelle chitarre elettriche un unico strumento con il quale fanno le ore piccole in studio, a creare. Ogni loro jam session improvvisata diventa un video e su youtube compaiono così come sono, quasi in presa diretta. Sembrano giocare ad un gioco che abbia uno scopo preciso: trovare un groove, che sia sempre diverso, mai scontato o monotono, un groove che faccia sentire che amano quello che fanno e che si divertono a farlo. Siamo di fronte ad una fusione di Funk, Soul e Jazz con un gusto moderno e un retrogusto Old American Style. Nasce così BROTHER STRUT e soprattutto suona così come descritto l’album d’esordio “FIRST STRUT IS THE DEEPEST”.
L’idea di Stevie Jones era che la vera protagonista fosse la musica e non la voce del gruppo, ed ecco così la scelta di modificare i cantanti da un brano all’altro. Il risultato è che FIRST STRUT IS THE DEEPEST contiene cinque voci talentuose: Megan Henwood (vincitrice del BBC award e co-autrice dell’album); Ben Lee (vocalist di Joe Brown); Mike Davies (cantante per Eliza Doolittle e Jessie J) e infine John James Newman e Sam Tanner, due delle voci soul più interessanti.
“BAGS OF FUNK”, brano di apertura dell’album ci dà subito un grande indizio di ciò che andremo ad ascoltare: un ritmo contagioso per una pista strumentale articolata in cui emerge l’assolo di sax. “LET THE TRUTH SPILL OUT” è uno dei brani cantati, forse il più immediato, sicuramente quello scelto come singolo da alcuni territori che lo hanno preso in licenza. “METROPOLIS” regala chiaramente la sensazione palpabile che siamo di fronte a suoni americani, più che inglesi, con vibrazioni hip hop che ci accompagnano durante l’esecuzione del brano. Alla voce impertinente di Megan Henwood, vincitrice dei BBC Award viene affidata invece “BLIND EYE”. Arriva poi “VINYL IS MY BIBLE” cantato con la voce di Mike Davies [TRACCIA SCELTA PER LA PROMOZIONE IN ITALIA]. Si tratta di un brano molto movimentato, dal testo ironico e dalla presa facile ed infatti parliamo di un altro brano apprezzato e programmato in altri territori in cui l’album sta funzionando, perché va sottolineato che il progetto è indipendente a tal punto che ogni territorio che lo ha preso in licenza –e sono davvero tanti- sceglie in autonomia la traccia apripista. “OTHA’S TUNE” prende il nome dal chitarrista della band, Otha Smith, originario di Chicago, che in passato ha suonato con The Temptations, The Supremes, Detroit Spinners. Siamo di fronte ad un concentrato di soul-jazz unico da sentire, fantastico da vedere mentre lo esegue. Nell’album troviamo anche un cover di grande successo, dal sapore reggae: “SOMEBODY THAT I USED TO KNOW” dei Gotye. Ci ritroviamo dentro un’atmosfera anni ’70 con “CHICAGO” brano dal suono molto americano, dove l’intreccio di sax e chitarra è assolutamente palpabile. John James Newman canta “NOT YOUR FOOL” dandole un’intonazione quasi gospel. “TROLLY DOLLY” ancora una volta ci proietta in quel mondo funky-jazz degli anni passati ed infine l’album chiude il suo capolavoro con “ZALETNIK”, bellissima ballata strumentale che ci riporta morbidamente nella realtà.

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