Manuzio Aldo Pio

Manuzio Aldo Pio vita a Tor Tre Ponti


Per celebrare i 500 anni dalla morte di Aldo Pio Manuzio un evento organizzato dalla Fondazione Roffredo Caetani d’intesa con il Comune di Bassiano, fissato per venerdì 11 dicembre, alle ore 10,30, presso il Complesso monumentale di Tor Tre Ponti, in via Appia km 66,400, Latina.
Per la circostanza sarà presentato al pubblico la ristampa anastatica del volume “Vita di Aldo Pio Manuzio” di Domenico M. Manni, èdito a Venezia nel 1759, all’interno delle celebrazioni che Bassiano e Venezia hanno dedicato in onore di Aldo Manuzio il Vecchio nel 500° anniversario della morte.
Aldo Manuzio nativo di Bassiano intorno alla metà del 1400 (la data di nascita non è certa), morì a Venezia nel 1515. Il celebre umanista, attento studioso di lettere antiche, è ricordato per aver introdotto un’assoluta novità nel campo dell’editoria: il libro moderno in ottavo, un volume dal formato più piccolo, circa 28 x 20 cm, portatile e maneggevole, pertanto più fruibile, e per i caratteri aldini, caratteri del tutto nuovi che riproducevano il carattere amanuense, oggi conosciuti come italici o corsivi. Il primo utilizzo dei caratteri aldini da parte di Manuzio fu la stampa de la Commedia di Dante nel 1502.
“L’invenzione del libro che si tiene in mano. Il libro da portare con se ovunque, per dare alla cultura agilità e movimento. Il colpo a sorpresa? Gli scritti del poeta latino Virgilio! Formato in ottavo con il grande foglio piegato tre volte, in modo da avere otto pagine per faccia: carta sottile, inchiostro di qualità; lettere chiare, strette e inclinate verso destra, caratteri inediti e mirabili per l’arte della stampa, inventati con l’incisore Francesco Griffo da Bologna e ispirati alla grafia dei cancellieri di corte italiana. Nasceva il volumetto moderno, era la rivoluzione del libro che si tiene in mano.”
(Cfr. Aldo o il sogno di un piccolo libro, Mattia Pacilli, Tipografia Marra, Latina, 2009)
In seguito alle innovazioni in campo editoriale determinate da Aldo Manuzio, si verificò il recupero di autori greci come Aristotele, Aristofane, Archimede per citarne alcuni, e latini come Virgilio, grazie alle sue attente traduzioni ed ai rapporti che egli ebbe con i dotti dell’epoca, in una vivace Venezia, fra XV e XVI secolo.
Segno distintivo delle sue opere la marca tipografica che raffigurava un’ancora (la forza, la fermezza) attorno alla quale si avvolgeva un delfino (l’eleganza, la rapidità, l’intelligenza) con il motto: festina lente, affrettati con calma.
Un importante aspetto della produzione manuziana fu la ferma volontà di diffondere la lettura degli autori classici con il fine di emarginare la bestialità, la violenza e la barbarie dell’uomo date dall’ignoranza. Tema di grande attualità soprattutto nei nostri tempi, in cui sta prevalendo la scelta di sminuire lo studio delle lettere classiche, a cominciare dalla conoscenza della lingua latina per poi proseguire con l’analisi dei maggiori autori e opere latine. I programmi dedicati all’esame del pensiero e dei testi di Virgilio, Orazio, Lucrezio, Cicerone e tanti sembrano far parte di una letteratura ormai obsoleta, sebbene invidiataci dagli intellettuali di tutto il pianeta.
Il giornalista e scrittore Alessandro Marzo Magno, autore de “L’alba dei libri. Quando Venezia ha fatto leggere il mondo”, sarà presente alla presentazione del volume “Vita di Aldo Pio Manuzio”, pubblicato a cura della Fondazione Roffredo Caetani in sole 500 copie numerate, con legatura simil originale.
Di suggestivo valore storico e culturale il Complesso monumentale di
Tor Tre Ponti, che ha ricoperto in diverse epoche un ruolo di rilievo nel contesto territoriale pontino, a cominciare dall’antica Tripontium, denominata per la vicinanza a un ponte romano a tre luci, che rappresentò un’importante stazione di posta all’inizio del Decennovium. Il successivo toponimo Tor Tre Ponti, secondo la ricostruzione storica, si ricollega a una torre medievale edificata in prossimità del suddetto ponte e distrutta nel 1780 durante i lavori di bonifica delle paludi pontine, avviati da papa Pio VI, che segnarono la trasformazione di Tor Tre Ponti in centro nevralgico delle operazioni di “disseccamento delle paludi pontine”. A questa stessa epoca (1785 – 1796) risale l’ideazione e la costruzione (su progetto di Francesco Navone) della chiesa dedicata a San Paolo – così denominata in memoria del passaggio dell’Apostolo, forse nel 51 d.C. – nonché dell’attiguo convento su progetto dell’ingegnere Gaetano Rappini. In epoca medievale il sito aveva accolto la chiesa e il monastero di Santa Maria Treponti (prime notizie su tali edifici sono ascrivibili al XII-XIII secolo). Nel 1799, in conseguenza dell’utilizzazione del centro come guarnigione militare dall’esercito franco-polacco in marcia verso Napoli, iniziò il degrado della chiesa di San Paolo e dell’annesso convento. Poi, la chiesa ebbe un primo restauro nel 1831, sotto papa Gregorio XVI. Negli anni Venti del Novecento, Gelasio Caetani, rappresentante del nobile Casato, che nel Lazio meridionale, nell’arco di 7 secoli, aveva intrecciato la propria storia con quella del territorio pontino e lepino, destinò il complesso di Tor Tre Ponti alla raccolta dei prodotti agricoli provenienti dai poderi che egli aveva realizzato in Piscinara, precedendo la bonifica integrale.
In tempi più vicini, la Fondazione Roffredo Caetani ha iniziato il recupero dell’intero complesso d’intesa con la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio e con il concorso della Regione Lazio. L’iniziativa si presenta con un significativo progetto culturale, che sembra ripercorrere l’illustre pensiero di Aldo Manuzio: “Gli uomini si logorano in violenze e guerre senza fine, perché sono nell’ignoranza.
Se conoscessero i modelli della sapienza greca e latina, potrebbero imitarli lavorando per un mondo di pace!”

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