Teatro

Teatro Studio Uno La casta morta 7 gennaio 2016


A Roma, Patas Arriba Teatro e l’Istituto Polacco di Roma presentano La casta morta. Un nuovo anno di spettacoli per il Teatro Studio Uno, che inaugura il 2016 con il primo progetto speciale della stagione “La casta morta.

#Senzailpoteresimuore” spettacolo della compagnia Patas Arriba Teatro realizzato con il sostegno dell’’Istituto Polacco di Roma in occasione del 250° Anniversario del Teatro Pubblico in Polonia e del Centenario di Tadeusz Kantor, che sarà in scena dal 7 al 17 gennaio 2016. “La casta morta”, scritto da Adriano Marenco e diretto da Simone Fraschetti, nasce come omaggio all’autore de “La classe morta” Tadeusz Kantor, del quale nel 2015 ricorre il centenario della nascita. Lontano dall’essere una rivisitazione delle opere di Kantor questo nuovo allestimento è un’opera originale che trae ispirazione dall’idea kantoriana di arte come libertà, continuo dissenso e “salvezza”.

Quelli che erano i vecchi-bambini de “La classe morta” diventano ministri e deputati, l’aula scolastica si trasforma in un aula parlamentare con il potere da una parte e l’arte come “realtà del rango più basso” dall’altra. Sulla scena cinque parlamentari e un commesso eleggono il presidente fantoccio Neoplasio e a turno lo animano, gli danno voce, cercando di fare il possibile per mantenere il potere fino alla fine dei giorni. Molto ricco il giudizio espresso dal regista Simone Fraschetti che in proposito chiarisce che mentre la pars destruens dello spettacolo è giocata dai politici, la pars costruens è rappresentata dal mito omerico: in tempo di guerra Kantor aspettava il ritorno di Odisseo alla stazione di Cracovia, l’eroe doveva tornare a casa, sconfiggere i Proci usurpatori e ristabilire il buon governo. Ne

“La casta morta” cinque happening evocano il tempo del mito attraverso le figure di Cassandra, Circe, Penelope e Athena che cercano di aiutare Odisseo a ritornare a casa. La casta è un branco. Predatori onnivori in competizione. Per natura diffidenti, si annusano, si mordono, si leccano, si accoppiano tra loro. Nessun altro entra nel branco, a volte accettano parassiti di altre specie.Passano i loro giorni in una caverna piena di ossa, ai piedi di un monolite nero. Il branco difende il proprio territorio, la zona di caccia, il bacino di voti. Ogni esemplare monta la guardia, difende, aggredisce e sbrana. Ognuno di loro è simile agli altri, stessa pelliccia, medesimo appetito. Avanzano a quattro zampe nella storia, troveranno la postura eretta ed il potere. La casta è un sistema di stratificazione gerarchica della società. Al vertice un Presidente, dietro di lui ministri e parlamentari. Nel fondo i cittadini. Gli scolari svogliati, quelli che “è intelligente ma non si applica”, quelli che non c’erano alla lezione su Omero, hanno fatto carriera. Gettati i grembiuli alle ortiche, sono scesi in campo, hanno scelto la politica. Si sono dati un’uniforme per distinguersi dagli altri, “una specie umana a sé stante separata da noi elettori-spettatori da una barriera il cui superamento è rigorosamente vietato.” Alla salute della polis non pensano neanche, la casta si abbuffa alla mensa di Odisseo. L’eroe è scomparso in fondo a chissà quale mare, dimenticato in un angolo di memoria. La casta parla di sé, non si censura, non si pente di nulla. A volte il Mito torna nella storia in forma di sogno, di reminiscenza disturbante.

I vecchi insegnanti-personaggi mitologici appaiono ai cattivi scolari, li terrorizzano, li puniscono. Ma il Mito è un racconto e non può cambiare la realtà. La casta continuerà a graffiare la storia, a salvaguardarsi, a rigenerarsi. Noi non potremo farci nulla, loro non moriranno mai del tutto. “La casta morta” si presenta come un soggetto di Luigi Marinelli e Michele Sganga, testo di Adriano Marengo  con Raffaele Balzano, Marco Bilanzone, Valentina Conti, Francesca Romana Nascè, Mersia Valente, Marco Zordan.

Le installazioni a cura di Pamela Adinolfi, Alessandra Caputo, Daniele Casolino, Lisa Rosamilia, Antonio Sinfisi,
regia di Simone Fraschetti

le musiche di Michele Sganga
soprano, Nora Capozio,
violino, Lia Tiso,
pianoforte, Michele Sganga,
chitarra, riprese audio e sonorizzazioni, Matteo de Rossi,
postproduzione, Studio Sonicview – Roma,

scenografie di Domenico Latronico,
foto di scena Ikonica, Foto
Produzione Patas Arriba Teatro. Lo spettacolo andrà in scena presso il Teatro Studio Uno, in via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).

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