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Corti ma Lirici: il 20 e 21 maggio la lirica dei giovani per i giovani al Teatro Eliseo


La fantasia e l’immaginario di giovani studenti provenienti dal mondo della musica, drammaturgia, costume e scenografia ha permesso di creare e sviluppare un progetto sui generis che vede affacciarsi sul panorama italiano nuovi orizzonti per la composizione e fruibilità della lirica, nostro “must” per eccellenza.

Nato, portato avanti, realizzato (e dunque coordinato e diretto) da Roberto Cavosi, CORTI MA LIRICI è frutto di una felice sinergia tra note Istituzioni Pubbliche quali il Conservatorio di Santa Cecilia, l’Accademia di Belle Arti, l’Accademia di Costume e di Moda, e il teatro Eliseo che, a partire da un laboratorio drammaturgico sostenuto dalla SIAE, hanno creduto in un lavoro di squadra che desse l’opportunità a ben 50 giovanissimi talenti di mettersi in gioco su un palcoscenico di prestigio e di fronte ai più accreditati professionisti.

Tre le opere create, che verranno presentate venerdì 20 e sabato 21 maggio al Teatro Eliseo di Roma: E LUCE FU (libretto di Aurora Martina Meneo, musica di Angela Bruni); REST IN PICTURE (libretto di Fabio Marson, musica di Luca Incerti) e LA SOPRAVVIVENZA DELLA SPECIE (libretto di Sara Cavosi, musica di Giuseppe Zampetti), entrambe dirette dal direttore d’orchestra Claudia Patané per la regia di Cavosi ed interpretate dai giovani cantanti e dall’orchestra giovanile del Conservatorio di Santa Cecilia, struttura guidata da Alfredo Santoloci.

Le scenografie sono firmate dagli studenti del corso di decorazione ambientale dell’Accademia delle Belle Arti di Roma – Luo Ji, Giuliano Macca e Chen Yue: giovani che si impegnano e ci credono – come afferma il prof. Enrico Luzzi – ed è questo un avvenire che si crea con tutte le difficoltà che ci sono in questi ambienti, dove la creatività, sia essa libera, sognata, ingenua, sfrontata deve farsi strada, ma contemporaneamente urla una consapevolezza di voler a tutti i costi esprimersi inventando storie, musiche, abiti, pitture, ambienti…..qui tutto si fonde e sprigiona un’unica forza, l’immaginazione si fa concreta, prende corpo e allieta le loro sane vanità e le loro speranze. In questa occasione, il rapporto tra le varie discipline conferma che in queste scuole di pensiero i giovani artisti con la loro libertà creativa cercano di prendere le distanze da un mondo troppo stereotipato.

Appassionato e deciso anche il modo di approccio nella creazione dei costumi che, secondo la voce diretta degli studenti del III A.A. Diploma Accademico di I Livello In Costume & Moda coordinati da Andrea Viotti – Donatella Boschetti, Eleonora Bruno, Camilla Giommarini, Giulia Milli, Shehani Ranathunga, Elisa Rotondi, Nuvola Spezzaferro e Alexandra Spirea – hanno ricostruito un vestiario aderente al concept filosofico presente in ogni libretto in maniera diversificata: Per quanto riguarda la prima opera (E luce fu) abbiamo deciso con il regista che sarebbe stata monocromatica, abbiamo scelto il colore rosso e poi caratterizzato ogni personaggio con una sfumatura del colore in base al suo carattere. Proprio per questa scelta stilistica si è passato molto tempo in tintoria lavorando con i colori per ottenere una gamma di rossi piacevoli nell’insieme, ma che rispecchiassero i caratteri portati in scena dai cantanti. Per la seconda (Rest in picture) si è scelto il bianco e il nero. Abbiamo giocato con il ribaltamento dei significati, caratterizzando i vivi con il colore nero e i morti con il bianco. I fantasmi sono stati rappresentati come monumenti funebri per questo abbiamo usato stucchi e tempere per lavorare sopra i modelli rendendo il tutto effetto “statua” a tutto questo naturalmente contribuirà anche trucco e parrucco. Infine, per la terza (La Sopravvivenza della Specie) abbiamo optato per un gusto piuttosto anni ’50, in cui la plastica era la protagonista in tutte le sue varianti per la costruzione dei tessuti. Sono di plastica le grandi gonne a ruota, come lo sono i camici dei medici. I colori sono accesi, i materiali riflettono la luce e tutto è esagerato. Per incrementare l’effetto di “troppo” sono state realizzati stencil e stampe sui capi che danno leggerezza a un tema che di per se è piuttosto pesante, ma che nell’opera voleva essere reso leggero per come raccontato in scena.

Testimonianza fresca e motivata anche degli interpreti vocali, nell’ordine: Gianluca Giamminonni, Martina Paciotti, Gaetano Triscari, Kong Jiang Min, Hersj Matmuja, Erika Giannella (E luce fu); Chiara Iaia, Annibale Marchesini, Michela Guarrera, Sofia Corrales, Giacomo Nanni, Gianluca Giamminonni (Rest in picture); Stefano Trizzino, Arlene Miatto Albeldas, Martina Paciotti, Claudiano Colletti, Elisabetta Braga, Manuela Festuccia, Hersj Matmuja, Kong Jiang Min (La sopravvivenza della specie). Ciò che, all’unanimità, li ha maggiormente spronati – come loro stessi affermano – è stato lavorare in un progetto completamente nuovo in cui affiancare librettista e compositore, potendo dare voce ad un qualcosa di astratto che fino a poco tempo fa era solo un’idea: un’esperienza nuova e divertente sia dal punto di vista umano che artistico.

Dulcis in fundo, la coesione dei giovani orchestrali che guidati da Claudia Patanè, hanno unito il proprio entusiasmo al virtuosismo creativo sottoponendosi ad estenuanti prove e che corrispondono ai seguenti nomi ed appartenenza di strumento: Sofia Presta (violino 1), Fjorela Asqeri (violino 2), David Oltra (viola), Marco Valerio Cesaretti Salvi (violoncello), Tommaso Spada (contrabbasso), Raquel Vinagre (flauto e ottavino), Emanuela Scardamaglia (oboe e corno inglese), Alice Cortegiani (clarinetto e cl. basso), Ivan Bernardini (sassofoni), Matteo Rossi (percussioni), Fausto Caltagirone, Fabio Lauri (collaboratori al pianoforte).

Confrontarsi con queste tre brevi opere – afferma Roberto Cavosi – è “un esperimento” che richiede cura e poesia. I temi in qualche modo metafisici dei tre libretti nonché la musica che li accompagna vanno trattati come piccole preghiere anche se naturalmente laiche. Nelle tre opere emergono infatti le contraddizioni del nostro vivere comune contrapposte al grande mistero della vita e della morte, un confronto anche tragicomico che mette a nudo le nostre debolezze, la nostra tanto ineluttabile quanto umoristica fragilità umana.

Pluripremiati benché ancora sotto i trent’anni, i tre autori Aurora Martina Meneo, Fabio Marson e Sara Cavosi, hanno infatti scelto argomentazioni attuali e in qualche modo provocatorie: dal confronto multietnico e comportamentale sottoposto al giudizio divino all’ossessione dell’immagine da porre sulla propria lapide, maschera ultima della nostra esistenza, fino alla sopravvivenza della specie dettata dalle folli esigenze di mamme alla conquista della banca del seme.

Corti ma lirici è senza dubbio un progetto innovativo per la città di Roma, si compone di un cast di 46 giovani artisti, 3 disegnatori scenografi, 9 costumisti, 10 musicisti esecutori, 18 cantanti, 3 librettisti, 3 compositori, 1 direttore d’orchestra, 3 Accademie e 1 Teatro, l’Eliseo, il cui direttore artistico Luca Barbareschi ha deciso di individuare e sostenere i giovani talenti oltre che incoraggiare l’innovazione linguistica. Come lui stesso afferma: l’innovazione va perseguita con la pratica; solo tentando nuove strade e proponendole al pubblico si verifica quanto e come un linguaggio sia ancora vitale.

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