Per la prima volta dalle operazioni del 2011, che portarono alla caduta di Muammar Gheddafi, i caccia-bombardieri Usa sono tornati a colpire la Libia. Obiettivo: le postazioni Isis a Sirte. Il Pentagono ha specificato che l’azione è stata effettuata su richiesta del governo del premier Fayez al Serraj. La Casa Bianca ha confermato che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha autorizzato i raid aerei.
Lo stesso premier libico Fayez al Sarraj ha annunciato in conferenza stampa che il governo di unità libico ha ufficialmente chiesto raid aerei americani contro l’Isis a Sirte e che i primi bombardamenti erano stati effettuati proprio oggi e che gli attacchi “hanno causato pesanti perdite” al Daesh.
Il governo di accordo nazionale, che ha sede a Tripoli, ha lanciato un’operazione a maggio per riconquistare Sirte, roccaforte dell’Isis e città natale del defunto colonnello Muammar Gheddafi, che le milizie jihadiste controllano da giugno 2015. La caduta di Sirte, 450 chilometri a est della capitale, sarebbe un duro colpo per l’organizzazione terroristica, che ha inoltre dovuto fronteggiare una serie di pesanti battute d’arresto in Siria e in Iraq.
La battaglia per Sirte è costata la vita a 280 combattenti filo governativi e ne ha feriti oltre 1.500. Le forze alleate con il governo di accordo nazionale sono composte principalmente da milizie della Libia occidentale create durante la rivolta del 2011 che ha portato alla caduta di Gheddafi. Il governo di accordo nazionale è il frutto di un’intesa per la condivisione del potere mediata dalle Nazioni Unite e raggiunta a dicembre, ma di fatto deve essere ratificata dal parlamento eletto libico nel lontano est del Paese.
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