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Eugenio Allegri con EDIPUS in scena al Teatro di Cagli nelle Marche


Eugenio Allegri a Cagli con EDIPUS, di Giovanni Testori, per la regia di Leo Muscato, spettacolo ritenuto uno fra i più profondi ed emozionanti atti d’amore per il teatro che siano mai stati scritti

In EDIPUS Allegri è lo “Scarrozzante”, capocomico di una piccola compagnia che in un teatro di provincia cerca di mettere in scena una rappresentazione su Edipo. Abbandonato dal primo attore e dalla prima attrice si trova a interpretare tutti i ruoli e finisce per confondere il piano del racconto con quello della sua disastrata vicenda personale.

Una grande prova d’attore per uno splendido testo, poetico e commovente, che Allegri affronta con grande passione e maestria, grazie anche a una messa in scena ispirata alla migliore tradizione della Commedia dell’Arte.
EDIPUS, firmato da Muscato, segna in qualche modo un ritorno al progetto “Ri-scritture”, che si è conquistato consensi di critica e di pubblico, e centinaia di rappresentazioni in tutto il territorio nazionale. Un tentativo di rileggere il classico con gli occhi del contemporaneo, interesse comune tanto al Testori drammaturgo, che al Muscato regista – e qui anche adattatore – di una delle più importanti opere della nostra drammaturgia. Il lavoro su Edipus, a distanza di vent’ anni dalla storica interpretazione di Sandro Lombardi, ed a quasi quaranta dall’esordio con Franco Parenti, è pensato proprio per Eugenio Allegri, contemporaneo e avanguardista “comico dell’arte”, sperimentatore linguistico ed interprete tra i più raffinati della nostra scena. Edipus è la prima esperienza di Allegri con la direzione di Muscato.

EDIPUS: note di Regia di Leo Muscato – La Trilogia degli Scarrozzanti è probabilmente uno fra i più significativi ed emozionanti manifesti d’amore per il teatro che siano mai stati scritti. Giovanni Testori inventa una compagnia di guitti che bazzica teatri semivuoti e fatiscenti.

Una compagnia di ultimi, di avanzi, di diversi, di reietti dai partiti, dalle chiese e da una società che non vuol saperne nulla della loro arte. Ma loro non demordono: sono convinti che “el teatro existe e rexisterà contra de tutti e de tutto, infino alla finis delle finis”. E per questo si ostinano a recitare le grandi opere del passato: le reinventano, le riscrivono; magari forse le massacrano. Ma non è forse vero che il “Massacro” contiene anche un po’ di Sacro?

Nel tentativo di avvicinarsi al popolo, questa compagnia di guitti s’inventa una lingua che il volgo può comprendere, un linguaggio tutto loro, miscuglio di dialetti, latinismi e ridicole volgarità; un linguaggio che malgrado loro, si fa poesia struggente e disarmante.

Ma la crisi è crisi, e di artisti non ce n’è bisogno. “L’attor vegio” interprete di Laio, lascia la poverissima ditta degli Scarrozzanti per andare a guadagnare qualche soldo in più facendo “el travestitico in d’una compagnia, de revistaroli e de cabarettisti!” E la prima attrice, molla tutto per andare a maritarsi “cont quel fabbrecante de Mobili” che può garantirle una più tranquillizzante vita borghese.

Ora, a recitare la tragica storia dell’Edipus, c’è rimasto solo il Capocomico, che nel tentativo estremo di resistere, decide di interpretare lui stesso tutti i personaggi. E l’ostinazione con cui lo fa, dà l’impressione che potrebbe continuare a farlo anche davanti a delle poltrone vuote.

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