Siria: caschi bianchi invocano il corridoio umanitario


Abdulrahman Al-Mawwas, ufficiale di collegamento della Protezione Civile siriana, è intervenuto alla Commissione Affari Esteri e Sviluppo del Parlamento europeo invocando una no-fly zone e l’apertura di corridoi umanitari per l’aggravarsi delle condizioni. La protezione civile siriana, meglio conosciuta come caschi bianchi, è in prima linea nel sostenere la popolazione che si trova ancora nella Aleppo est assediata dove già la settimana scorsa sono rimaste sfollate decine di migliaia di persone

Nell’accogliere il rappresentante dei caschi bianchi siriani, il parlamentare inglese del gruppo Ecr ha descritto alla commissione congiunta Affari Esteri e Sviluppo “l’orrenda situazione” di Aleppo spiegando che il gruppo di protezione civile sta continuando a impegnarsi nonostante i 150 volontari uccisi nella sola regione di Aleppo. L’incontro ha avuto luogo subito dopo il veto della Russia e della Cina alla risoluzione ONU che chiedeva una tregua di sette giorni ai bombardamenti nella seconda città siriana.

“Tutte le condizioni sono contro di noi – ha spiegato Abdulrahman Al-Mawwas ufficiale di collegamento della protezione civile ad Aleppo – A partire dalla quantità degli attacchi aereo, passando per l’assistenza e l’attrezzatura per arrivare alla paura di venire uccisi durante il servizio. Nonostante questo, il nostro obiettivo è sempre stato quello di salvare il maggior numero di vite umane nel minor tempo possibile”.

Al-Mawwas ha definito l’assedio di Aleppo “un crimine di guerra” e ha chiesto l’apertura di un corridoio umanitario da attivare il prima possibile. Il regime di Assad ha respinto qualsiasi cessate il fuoco per Aleppo, a meno che tutti i ribelli non abbandonino la parte orientale della città.

In una risoluzione approvata dal Parlamento il 24 novembre, i deputati hanno esortato tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a garantire l’accesso degli aiuti umanitari in tutto il paese. In più, è stato richiesto un cessate il fuoco immediato, uno stop ai bombardamenti di strutture civili.

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