Al Mao di Torino la mostra: Hokusai. La grande onda a largo di Kanagawa


In chiusura dell’anno dedicato alle celebrazioni per il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, il MAO Museo d’Arte Orientale espone la celebre stampa di Katsushika Hokusai, La grande onda a largo di Kanagawa (Periodo Edo, 1834 circa; Xilografia su carta, nishiki-e; Collezione privata)

Per ragioni conservative legate alla delicatezza dell’opera, il periodo per poterla vedere sarà di soli dieci giorni, dal 23 dicembre 2016 al 1° gennaio 2017.

Una gigantesca onda, quasi congelata nell’attimo immediatamente precedente il suo abbattersi su fragili imbarcazioni che sfidano i marosi; quasi artiglio nello spumeggiare sospeso che inquadra nel cavo dell’onda stessa la sagoma eterna del monte Fuji, testimone immoto del dramma che sta per consumarsi nella vita del tempo che fugge, il “mondo fluttuante” dell’ukiyo-e. Questa stampa, che è diventata un’icona del Giappone in Occidente, scaturì dal genio artistico di Hokusai (1760-1849) agli inizi degli anni ’30 del 1800 e fu stampata e ristampata in migliaia di copie. Il MAO ne possiede un pregevolissimo esemplare non della prima e lo presenta al pubblico periodicamente per evitare che un’esposizione prolungata alla luce lo danneggi.

La galleria delle stampe al secondo piano del Giappone ripropone ai visitatori una selezione di xilografie dell’ukiyo-e con soggetti tratti dal teatro kabuki. Le opere sono della seconda metà dell’800, e l’autore più rappresentato è Toyokuni I della scuola Utagawa.

Che cosa accomuna dunque la “Grande Onda” di Hokusai agli attori del kabuki? Una risposta è contenuta nell’idea stessa di “sospensione”, di energia latente che entrambe queste rappresentazioni richiamano. Buona parte degli artisti del kabuki vengono ritratti nelle scene clou del dramma, quando si immobilizzano in pose cariche di tensione chiamate in giapponese “mie”. E, come guardando la grande onda sappiamo istintivamente che un attimo dopo si abbatterà in tutta la sua potenza, così l’entusiasta di teatro sa che nel momento successivo l’attore ripartirà nell’azione, calandosi nuovamente in quel “mondo fluttuante” fatto di movimento nel quale viviamo, e che aveva abbandonato per quell’impercettibile istante di eternità che l’arte soltanto può immortalare.

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