Michele Riondino in Angelicamente Anarchici – Fabrizio De Andrè e Don Andrea Gallo al Teatro Palazzo


Michele Riondino dà voce a Don Andrea Gallo e racconta il suo quinto Vangelo: quello secondo Fabrizio De Andrè. L’attore e regista tarantino, noto al grande pubblico per aver interpretato il giovane Montalbano, porta per la prima volta in Puglia, sabato 21 gennaio (ore 21) sul palco del Teatro Palazzo di Bari, il suo Angelicamente anarchici. Fabrizio De Andrè e Don Andrea Gallo. Un evento speciale della Stagione 2016/2017 del Palazzo, firmata dal direttore artistico Titta de Tommasi.

Lo spettacolo è diretto e interpretato da Michele Riondino, drammaturgia di Marco Andreoli, arrangiamenti di Francesco Forni, musiche dal vivo di Francesco Forni, Ilaria Graziano e Remigio Furlanut.

“I miei vangeli sono cinque: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Fabrizio. (…) È la mia Buona Novella laica. Scandalizza i ben pensati, ma è l’eco delle parole dell’uomo di Nazareth che, ne sono certo, affascinò il mio amico Fabrizio”. Quella tra Don Gallo e De Andrè è stata un’amicizia intima e fortissima; ad unire profondamente il poeta e il sacerdote anarchico sono stati il desiderio di giustizia, la cultura libertaria e soprattutto la concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio.

Riondino è solo in scena e interpreta lo stesso don Gallo, immaginato un attimo dopo la sua morte, immerso nella solitudine dell’aldilà, sospeso fra l’urgenza di raccontare la propria vita e la speranza di incontrare di nuovo quei volti salutati da tempo. Prete degli ultimi e “prete da marciapiede”, “angelicamente anarchico” (dal titolo dell’autobiografia pubblicata nel 2005), fondatore e anima della Comunità di San Benedetto al Porto, don Andrea Gallo per comporre il suo “vangelo laico” ha scelto alcune delle più belle canzoni di Faber, nelle quali ha ritracciato il nucleo del messaggio evangelico, che è un messaggio penetrante e universale: c’è la coscienza civile, la comprensione umana, la guerra all’ipocrisia e il desiderio di riscatto della condizione umana emarginata perché “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

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