Il prossimo vertice sul clima, la COP23, si tiene a Bonn a novembre. Dopo l’accordo di Parigi, quali sono le sfide da affrontare?
Una delegazione di 12 deputati guidata dalla presidente della Commissione Ambiente parteciperà alla conferenza che si tiene a Bonn, in Germania dal 14 al 17 novembre.
“Non si prenderanno grandi decisioni, ma è estremamente importante che dopo l’annuncio degli Stati Uniti di voler uscire dall’accordo di Parigi, il resto del mondo resti unito”, ha dichiarato Peter Liese, deputato tedesco del Partito popolare europeo. Nonostante la decisione dell’amministrazione Trump, Liese spera che sia possibile “persino fare un passo avanti, con partner come la Cina,il Canada, il Giappone e coinvolgere nuovamente gli USAuna volta che vi sarà un nuovo governo”.
Cos’è la COP23 e quali sono i suoi obiettivi – La COP23 è la ventitreesima conferenza della Convenzione delle Nazioni unite sul cambiamento climatico (UNFCCC). Il vertice si ripete regolarmente: l’accordo di Parigi, ad esempio, è stato siglato durante la COP21. La COP23 si terrà a Bonn, dove si trova il quartiere generale della UNFCCC. Sarà presieduta dal governo di Fiji: la presidenza infatti viene assunta dai paesi a rotazione.
L’obiettivo del vertice è quello di portare avanti la messa in atto dell’accordo di Parigi – In particolare, è importante definire delle linee guida su come le regole stabilite dall’accordo verranno messe in pratica, in tema di trasparenza, finanziamenti, tecnologia e miglioramento delle competenze.
Le linee guide dovrebbero poi essere approvate dalla COP24 che si terrà in Polonia.
I nodi da sciogliere alla COP23 di Bonn – Uno dei compiti delle parti riunite alla COP23 è quello di preparare il dialogo su come aggiornare i contributi nazionali per raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi. Il ritiro annunciato degli Stati Uniti, che sono il secondo più grande produttore di gas serra, aggiunge incertezza alla possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’accordo di Parigi: cos’è e cosa significa – Si tratta del primo documento a essere stato sottoscritto dai rappresentanti delle maggiori potenze mondiali riguardo al clima ed è l’unico accordo universale e legalmente valido. Siglandolo, 195 paesi si sono impegnati a ridurre gli effetti del surriscaldamento globale. L’impegno è ambizioso: ridurre, dopo il 2020, in maniera progressiva, la temperatura del pianeta a livelli pre-industriali. Oggi, mediamente, la temperatura è di due gradi superiore.
In Europa, l’accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016, dopo il consenso del Parlamento europeo alla ratifica.
La delegazione del Parlamento europeo a Bonn – Il Commissario europeo per il clima e l’energia Miguel Arias Cañete terrà costantemente informata la delegazione di europarlamentari. I deputati prenderanno parte alle discussioni preparatorie con i rappresentanti delle Nazioni unite, delle delegazioni nazionali, delle organizzazioni internazionali e della società civile.
Cosa fa il Parlamento per ridurre le emissioni – I deputati europei stanno lavorando alla riforma del Sistema di scambio delle quote di emissione UE (ETS), all’aumento degli incentivi all’innovazione nelle nuove tecnologie sostenibili e agli obiettivi nazionali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dai trasporti, dalle costruzione, dai rifiuti e dall’agricoltura. Nel pacchetto di lavori in corso ci sono anche le nuove misure per preservare e rafforzare la capacità delle foreste e dei terreni nell’UE per assorbire il biossido di carbonio in modo sostenibile.
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