Cybersicurezza: il CESE appoggia creazione centro di competenza europeo


Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene l’iniziativa della Commissione per la creazione di un centro europeo di competenza industriale, tecnologica e di ricerca sulla cybersicurezza e di una rete di centri nazionali di coordinamento. L’obiettivo è quello di aiutare l’UE a sviluppare le capacità industriali e tecnologiche in materia di cybersicurezza e di incrementare la competitività del settore europeo della cybersicurezza.

Nel parere adottato durante la sessione plenaria di gennaio ed elaborato da Antonio Longo e Alberto Mazzola, il CESE sottolinea come la proposta della Commissione sia funzionale allo sviluppo di una strategia industriale per la cybersicurezza e nel contempo strategica per raggiungere una solida ed ampia autonomia digitale. Tali fattori sono indispensabili per rafforzare i meccanismi di difesa europea a fronte della guerra cibernetica in atto che rischia di compromettere i sistemi politici, economici e sociali. “La questione riguarda la nostra società nel suo complesso. In soli dieci anni, abbiamo assistito a un aumento esponenziale degli attacchi informatici a livello mondiale, passati da 800 000 a 8 milioni”, sottolinea Longo. “Approviamo le conclusioni del vertice di Tallinn sul digitale del 2017, con l’obiettivo di fare dell’UE un leader mondiale in materia di sicurezza informatica entro il 2025, e sosteniamo l’iniziativa della Commissione volta a creare un centro di competenza per coordinare i centri nazionali e fungere da punto di riferimento per la comunità della cybersicurezza”, afferma il relatore.

Un partenariato pubblico-privato (“PPP”) per la cybersicurezza costituisce un elemento portante della strategia. “Siamo a favore dell’allargamento della collaborazione al mondo industriale, sulla base di impegni fermi in termini scientifici e d’investimento. “Sosteniamo un approccio trilaterale che coinvolga la Commissione europea, gli Stati membri e le imprese”, aggiunge Mazzola. “Dobbiamo inoltre lasciare la porta aperta alle imprese di paesi terzi, ma dovranno rispettare le condizioni dell’UE, altrimenti per loro non sarà possibile partecipare”, conclude. Nell’ipotesi di una collaborazione tripartita tra Commissione europea, Stati membri e industria, la presenza di imprese provenienti da paesi non-UE sarebbe infatti limitata a quelle da tempo stabilitesi sul suolo europeo e pienamente coinvolte nella base tecnologica e industriale europea. Saranno svolti controlli adeguati e sarà verificato il rispetto del principio di reciprocità e degli obblighi di riservatezza.

La dotazione finanziaria prevista dall’UE è di circa 2 miliardi di EUR, a valere sul programma Europa digitale, integrata da un importo proveniente dal programma Orizzonte Europa da determinare e da un contributo complessivo degli Stati membri almeno pari a quello dell’UE. Il CESE rileva che la proposta della Commissione dovrebbe esplicitare meglio con quali modalità il centro potrà intervenire nel coordinare i finanziamenti dei programmi Europa digitale e Orizzonte Europa. Inoltre, al fine di aumentare la dotazione finanziaria, si raccomanda di estendere le sinergie con altri strumenti finanziari dell’UE, quali i fondi regionali e strutturali.

Una volta istituito, il centro di competenza dovrebbe promuovere, in cooperazione con le università, i centri di ricerca e gli istituti di istruzione superiore, iniziative tese a offrire istruzione e formazione di eccellenza (ad esempio, attraverso specifici percorsi didattici universitari e nelle scuole superiori) e a fornire un sostegno specifico alle start-up e alle PMI.

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