Jozef Dumoulin: il mago delle tastiere sul palco della Sala Vanni


Secondo appuntamento per A Jazz Supreme in Sala Vanni. Sabato 26 ottobre arriva l’atteso concerto di Jozef Dumoulin, uno specialista del Fender Rhodes, un particolare tipo di pianoforte elettrico.
Con numerosi album acclamati da pubblico e critica il jazzista belga è considerato “uno dei più inventivi pionieri nel suo genere”. Con A Fender Rhodes Solo, il primo Solo nella storia di questo strumento uscito per la label francese Bee Jazz, riesce a mescolare sapientemente le musiche del mondo. Ricercatissimo come sideman, Jozef Dumoulin ha inciso e viaggiato in tour con i musicisti più fini nell’ambito del jazz, del rock, della musica improvvisata e della musica tradizionale.

Il piano Fender Rhodes fu inventato negli anni quaranta da Harold Rhodes; il suo principio di funzionamento è derivato sia dalla celesta sia dalla chitarra elettrica. L’azione è simile a quella di un pianoforte tradizionale, ma mentre in quest’ultimo la pressione sui tasti causa la percussione di alcune corde metalliche da parte di un martelletto ricoperto di feltro, nel Fender Rhodes i martelletti ricoperti di feltro (sostituiti a partire dagli anni settanta da martelletti di plastica con estremità in neoprene) percuotono cilindretti metallici per creare un suono metallico. Questi entrano anche in risonanza con sbarre accordate poste sopra ogni tine creando così un effetto morbido e gradevole.

In apertura di serata il duo O-Janà formato dalla cantante Ludovica Manzo e dalla musicista elettronica/pianista Alessandra Bossa.
Una proveniente dalla musica classica e contemporanea, l’altra dal jazz e dalla musica di ricerca, combinano elettronica, improvvisazione e songwriting in una maniera del tutto originale.
La loro musica esplora i possibili percorsi che dalla forma chiusa conducono all’improvvisazione totale, e viceversa, cercando di espandere i confini della melodia e della forma canzone attraverso l’elettronica ed il cut-up sonoro. Pulsazioni che nascono dal gesto improvvisativo, giochi bizzari tra suono e parola, storie nascoste in paesaggi onirici, sono elementi delle loro composizioni originali e delle performance live.


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