Alla serata di Gala della Celebrity Fight Night che si è svolta a Firenze, Palazzo Vecchio, il discorso di Sua Maestà la Regina Rania Al Abdullah del Regno Hashemita di Giordania,conquista i presenti con un intervento che affronta tematiche di attualità, la situazione internazionale e ricordando le vittime del terremoto che ha recentemente colpito il nostro Paese.
Dopo aver ringraziato Andrea Bocelli per il suo impegno costante nel sociale e il lavoro portato avanti dall’Andrea Bocelli Foundation, Sua Maestà la Regina Rania di Giordania è salita sul palco per ricevere l’Andrea Bocelli Humanitarian Award:
«E’ un piacere tornare a una delle mie città preferite al mondo per ricevere questo premio. E riceverlo da te rende il tutto ancora più speciale. Questo perché, il tuo esempio – i tuoi valori e il tuo animo generoso –spronano me e tutti noi a lavorare di più per coloro che ne hanno più bisogno. Con l’amore e la giustizia al centro del lavoro della tua fondazione, tu ci ricordi tutto il potere – e il potenziale – della nostra comune umanità. Il coro di voci dei bambini ad Haiti – consolati e rinforzati attraverso la musicoterapia – è testimonianza di questo».
«Caro Andrea, a nome del popolo della Giordania, desidero innanzi tutto esprimere le mie condoglianze al popolo italiano per coloro che sono periti nel terremoto del mese scorso ad Amatrice. Sappi che siamo solidali con tutta Italia ora che inizia il difficile processo di ricostruzione. Ma sono certa che l’Italia saprà ricostruire – e potrà guarire».
E poi proseguito affrontando tematiche di stretta attualità:
«In questo momento, ci sono forze al lavoro – in Siria, Iraq, Sud Sudan, Nigeria e oltre – determinate a trascinarci in Secoli Bui. Minacciati da nostri progressi, vogliono farci vivere in un mondo di bianco e nero in cui l’unico colore è il rosso del sangue. Vogliono mettere a tacere il linguaggio universale della musica e il potere curativo di suoni e canzoni.
E, come abbiamo visto, troppo spesso, la loro priorità nell’aggredire un’area è quello di distruggere il suo patrimonio culturale, la sua arte, ogni segno di civiltà – dalla storica città di Palmyra in Siria all’ antica città assira dell’Iraq di Nimrud. Essi hanno dichiarato guerra a tutta la civiltà, ma forse il loro attacco più doloroso è quello all’innocenza dell’infanzia. Come Omran Daqneesh.».
La Regina ha ricordato anche il bambino di cinque anni salvato, il mese scorso, dalle macerie.
«Vi ricordate di Omran. Il bimbo di cinque anni salvato, il mese scorso, dalle macerie dopo un attacco aereo ad Aleppo, in Siria. Sedeva nel retro di un’ambulanza, tutto impolverato, stordito e sotto shock. Così profondamente traumatizzato, che nemmeno la vista del proprio sangue lo turbava. Il suo silenzio gridato al mondo. E il mondo ha avuto poche parole con cui rispondere».
In chiusura ha lasciato a tutti parole ricche di speranza: «È questa la nostra eredità da lasciare alle generazioni future? Civiltà in rovina, l’infanzia sepolta per sempre sotto le macerie di guerra e indifferenza? Io credo di no».
«Il nostro mondo ha disperatamente bisogno di un nuovo Rinascimento, che spinga l’umanità a dare il meglio proprio quando la posta in gioco é più alta. Agire, non esitare. Venirsi incontro, non tirarsi indietro. Creare e celebrare la bellezza – non solo per se stessa ma per il bene dell’umanità. Perché esaltando la bellezza, si esaltano il progresso e la tenacia. Dobbiamo contrastare la bruttezza di quelle forze che cercano di devastarci. E ridare energia al nostro istinto per il comune decoro e comunanza di sentimenti. L’istinto che ci vede combattere per gli oppressi, e parlare in vece di coloro che sono stati messi a tacere. Conoscete bene quell’ l’istinto. E ‘quello che vi ha portati qui questa sera e che guida la vostra vita quotidiana.Così, questa sera, come noi applaudiamo il potere dello spirito umano, invochiamo il coraggio e la visione dei nostri antenati qui a Firenze. Onoriamo la bellezza che Andrea porta al mondo ogni giorno, attraverso la sua musica e il suo lavoro instancabile. E facciamo in modo, attraverso le nostre diverse origini etniche e culturali, di definire un’eredità che il mondo ancora possa celebrare per mezzo millennio a partire da oggi».
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