Dal 24 al 27 novembre torna KarawanFest, il primo evento cinematografico in Italia che tratta i temi dell’integrazione e convivenza tra culture con ironia e la forza del sorriso.
La manifestazione, giunta alla sua 5° edizione, si svolgerà alla Casa della Cultura di Villa De Sanctis, e avrà un’impronta fortemente femminile. “Ci siamo inventati Karawan come espressione del vissuto di uno dei quartieri più melting pot d’Europa: Tor Pignattara” raccontano gli ideatori. “Un laboratorio spontaneo di convivenze e sperimentazione culturale, dove non mancano problemi ma in cui da anni le persone trovano ‘naturalmente’ il modo di capirsi. E questo soprattutto per merito delle donne e della rete di solidarietà che sanno tessere.”
I film selezionati quest’anno ricostruiscono un mosaico di volti e voci femminili da tutto il mondo e raccolgono i sogni, le battaglie e le speranze di tante donne diverse: la rapper afgana e la rocker tunisina che cantano per la libertà, le ragazze di una scuola di aviazione in Ghana che scelgono di fare la cosa giusta, la tranquilla signora svizzera che si è reinventata con un insolito laboratorio di teatro per rifugiati, donne che ad ogni latitudine del mondo hanno deciso di essere protagoniste delle loro vite e hanno compiuto piccole o grandi rivoluzioni.
Ci saranno diversi ospiti per presentare i film e interagire con il pubblico. Tra gli altri, il regista Leonardo Cinieri Lombroso che venerdì 25 presenterà il suo film Doris e Hong, sull’incontro tra due culture millenarie attraverso la storia dell’amicizia tra una giovane donna cinese e una signora italiana, oltre a lui anche Elisa Amoruso che interverrà in un incontro con le associazioni del territorio per parlare del suo ultimo film Strane straniere, nato dal progetto dell’antropologa Maria Antonietta Mariani che segue cinque donne straniere arrivate in Italia per motivi diversi, che hanno saputo reinventarsi con successo nella nuova realtà.
Interverrà anche la giovane graphic journalist Takoua Ben Mohamed, una delle voci più originali e dirompenti della G2, le ‘seconde generazioni dell’immigrazione’ in Italia, che nelle sue opere combatte con ironia l’ostilità che può nascere da luoghi comuni o scarsa informazione. La disegnatrice incontrerà il pubblico sabato 26 per parlare del suo libro Sotto il velo, appena uscito per Becco Giallo, e commentare alcune delle sue tavole che saranno esposte in mostra negli spazi della Casa della Cultura durante la manifestazione.
In chiusura, domenica 27, il rapper Amir Issaa introdurrà il documentario sulla giovane profuga afgana Sonita che col suo rap in difesa delle ragazze afgane e del loro diritto all’educazione e all’autodeterminazione è diventata un simbolo di libertà e coraggio.
Durante la rassegna, che sostiene la campagna #nonunadimeno, non mancherà l’invito a partecipare alla manifestazione contro la violenza sulle donne di sabato 26, in particolare con la proiezione del pluripremiato documentario Girls Don’t Fly dell’austriaca Monika Grassl, che seguendo le vicende di una scuola di aviazione femminile in Ghana indaga in modo molto sottile il confine tra realtà e apparenza e l’incontro/scontro tra una visione eurocentrica e il sistema di valori africano.
Il pomeriggio di domenica 27 sarà dedicato ad approfondire la conoscenza del subcontinente indiano, con un programma di film da India, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, seguito da un incontro con autori, giornalisti ed esperti del settore per conoscere più da vicino la cultura di questi paesi e capire come le relative comunità, molto presenti a Roma, interagiscono col territorio in cui risiedono.
In collaborazione con il Goethe Institut Rom verrà presentata inoltre la sezione “Making Heimat. Goethe Institut-Rom meets Tor Pignattara”, alcuni film cult della recente produzione tedesca (tra cui Solino di Fatih Akin e Kebab Connection di Anno Saul) che hanno esplorato la multiculturalità della società tedesca, sempre all’insegna della commedia. Una riflessione sulle comunità e il territorio, a partire proprio dall’intraducibile parola Heimat, che non può essere resa semplicemente con ‘patria’ ma come ricorda il regista Edgar Reitz, “è connessa a diversi significati secondari carichi di emotività. Non descrive soltanto il luogo della propria infanzia, ma anche la particolare sensazione che colleghiamo alle nostre origini, la sicurezza e la felicità correlate al senso di identificazione, e nello stesso tempo, la percezione di aver perso tale appartenenza” (Intervista a IlSole24Ore).
Continuando sul fil rouge della riflessione su identità/appartenenza a un territorio, tra gli eventi collaterali, in collaborazione con CivicoZero, il centro diurno di San Lorenzo finanziato da Save The Children per fornire supporto e orientamento a minori stranieri, verrà presentato un percorso fotografico a cura di Mohamed Keita, giovane e promettente fotografo ivoriano, che in Italia ha trovato asilo, dopo aver attraversato tutta l’Africa. Da due anni conduce un workshop di fotografia a CivicoZero, con i ragazzi ospiti del centro, mentre è invece più recente il lavoro di documentazione che assieme ad altri quattro fotografi sta facendo di Tor Pignattara e San Lorenzo. Il percorso fotografico presentato a Karawan è un racconto dei due quartieri, visto attraverso le macchine fotografiche di nuovi e vecchi abitanti. Cinquanta immagini ci svelano strade e ci parlano di nuovi inizi, ci incantano con la freschezza dello sguardo dei ragazzi e ci confortano con l’esperienza di chi porta un cambiamento in questo angolo di città.
KarawanFest è family friendly: a cura di Città delle Mamme sarà allestito un baby pit-stop per il cambio e l’allattamento, a cura de L’Alveare sarà disponibile su prenotazione il serivizio di baby sitting durante gli spettacoli. Info e prontazioni a info@alveare.it
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