Miniere di sale dell’Etiopia: uno dei luoghi più caldi della Terra


La depressione dell’Afar in Etiopia settentrionale è uno dei luoghi più inospitali della Terra, il punto di incontro di tre placche tettoniche in continua espansione, che hanno formato il Mar Rosso e il Golfo di Aden e che qui emergono in superficie. A Nord si trova la regione della Dancalia, 50.000 km quadrati di cui circa 10.000 fino a 100 metri al di sotto del livello del mare. È una terra aspra dominata da deserti di lava, dove le temperature d’estate raggiungono i 50° C e dove laghi sulfurei, geyser e un’infinita distesa di sale disegnano scenari inimmaginabili. Eppure abitata da sempre, basti pensare che da queste parti fu trovata l’australopiteco Lucy nel 1974.

L’Afar è anche ricco di un prodotto di valore: il sale. Per secoli la gente del luogo ha estratto questo minerale da abbondanti depositi lasciati dalle inondazioni del Mar Rosso nella regione, l’ultima delle quali risale a 30.000 anni fa. Ancor oggi i blocchi di sale vengono trasportati dalle carovane di cammelli fino alle città.

In passato i minatori lavorano in condizioni estreme, respirando esalazioni di cloro e di zolfo, e trovano riparo in modeste capanne fatte di rami. È così da secoli da quando il sale era l’oro bianco, merce di scambio ambita e indispensabile per la conservazione dei cibi. Le “vie del sale” erano le grandi strade commerciali dell’antichità soggette a tasse e gabelle calcolate sul valore della merce trasportata. In nome del sale si stringevano accordi matrimoniali, si svolgevano riti di purificazione, si misurava la sfortuna.

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