Certe Notti con Rocío Munoz Morales al Teatro Ghione di Roma


Certe Notti di Antonio Grosso con Rocío Munoz Morales e Antonio Grosso, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro in scena al Teatro Ghione di Roma, da mercoledì 1 al 19 febbraio.

Certe notti è un titolo aperto per uno spettacolo; aperto a voli pindarici che le parole di Grosso riconducono immediatamente a una realtà fatta di corpi, anime e sentimenti. Il tono brillante, i tratti dei personaggi, i loro rapporti, le loro storie che s‘intrecciano in vari modi, le risate, le riflessioni, l’ironia, la cattiveria, sono la vita che pulsa nel testo di Grosso.

Quella vita che in certe notti sembra non riuscire ad arrivare all’alba. L’alba di un esame che certe vite sembrano non riuscire a superare.

Cinque universitari condividono gli spazi della Casa dello Studente e vivono in quel limbo che separa il giovane dall’adulto. Alle prese con i loro problemi esistenziali e un futuro dalle tinte troppo sbiadite per essere visto con ottimismo. Il tutto sempre coronato da una patina d’ironia che attraversa come un filo rosso tutto lo spettacolo. E poi c’è un professore infame, autoritario e cinico, simbolo di una società che abusa il potere e chiude le porte in faccia ai giovani al grido di: “Qui comando io e tu non sei nessuno!”.

Ma arriverà prima o poi qualcosa che stravolgerà le cose, un evento che quelli come il professore hanno provocato con la loro spocchia, con la loro imprudenza, con la loro ignoranza. Qualcosa che il testo di Grosso fa sentire nell’aria da subito e fa intuire al più sgangherato del gruppo, un giovane autistico che i ragazzi troppo presi da loro stessi, dalle loro problematiche, non sanno ascoltare. E solo allora ci sarà la resa dei conti, perché si sa che i conti si fanno alla fine, ma questa è una fine che sa tanto di nuovo inizio. Queste, sono certe notti in cui l’alba arriva a rischiarare un nuovo giorno.

Al di là delle risate, tante, la lettura di questo testo ha degli spunti esistenzialisti notevoli: l’università come simbolo di una generazione bloccata, che fatica a superare l’esame della vita, e resta inchiodata in certe notti insonni che sembrano non finire mai. C’è l’impressione che Grosso abbia voluto costruire all’interno della Casa dello Studente un microcosmo, che è la società in cui viviamo, fatto di rabbia, amore, speranze, paure, in cui tutti i personaggi cercano goffamente di trovare il proprio posto. E magari, solo un terremoto, che per tutti è simbolo di paura e catastrofe, potrà rimescolare le carte e ricominciare il gioco della vita.

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