Il costo umano del commercio della moda: gli argomenti a favore di un quadro vincolante


Il disastro di Rana Plaza a Dhaka in Bangladesh, avveniva quasi quattro anni fa. Oltre 1100 morti e 2500 i feriti nel crollo di un palazzo che ospitava decine di laboratori impiegati nella produzione di abiti per alcune dei più grandi marchi internazionali di moda. I membri della Commissione parlamentare per lo Sviluppo sostenibile vogliono assicurare che i capi acquistati nei negozi non siano il risultato di violazioni dei diritti umani, della salute e dignità dei lavoratori.

Il commercio della moda globale è un settore estremamente competitivo con un fatturato di circa 2,86 trilioni di euro e oltre 75 milioni lavoratori. Da sola l’Asia conta ad oggi il 58,4% di esportazioni tessili nel mondo (OMC). Questo soprattutto grazie a costi di produzione molto bassi. Oltre il 70% delle importazioni UE di prodotti tessili e di abbigliamento provengono proprio dal continente asiatico (Briefing EPRS).

La costante ricerca di prezzi di produzione minori e di tempi di consegna più brevi si traduce spesso in condizioni di lavoro poco attente agli standard internazionali.

La tragedia del Rana Plaza nel 2013 ha focalizzato l’attenzione sulle condizioni di lavoro nel settore e ha dato vita ad una serie di iniziative, sia a livello nazionale che sotto forma di volontariato.

Proprio nella relazione d’iniziativa adottata il 21 Marzo, i membri della Commissione per lo Sviluppo sostenibile invitano la Commissione a proporre un sistema di dovuta diligenza vincolante per le imprese dell’UE che delocalizzano la produzione in altri Paesi. Ciò significa che le aziende sono obbligate a far si che le linee guida dell’OCSE e le norme internazionali sui di diritti umani e sociali vengano rispettate durante lungo tutta la catena di produzione.

“Se non abbiamo uno schema preciso che renda chiaro come le aziende devono agire … se ci affidiamo unicamente all’impegno volontario delle imprese, allora non vedremo mai un vero e proprio rispetto dei diritti dei lavoratori, dei diritti umani e dei diritti sociali”, afferma la relatrice Lola Sánchez Caldentey (ES, GUE / NGL).

Per incoraggiare ulteriormente questa linea di azione, gli eurodeputati intendono proporre incentivi ed etichette speciali per i tessuti prodotti in modo sostenibile in un rapporto che dovrebbe essere votato in plenaria il 26 Aprile.

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